La Corte dei conti del Piemonte si è pronunciata in merito alla vicenda dei corsi di formazione fantasma della BPB cooperativa che operando all’Interporto di Rivalta Scrivia ottenne 257 mila euro di fondi statali per corsi di formazione a camionisti ed operai addetti al facchinaggio che però non vennero mai realizzati. La somma dovrà essere restituita in solido al ministero delle infrastrutture dai tortonesi Sandro Basilio 67 anni, ex sindacalista della Cisl, suo figlio Lorenzo di 40 anni, Rino Borsani di 77, Stefano Pancamo 67 ex Cisl e Manuela Bo, 51 anni, di Pasturana. Le indagini che scoprirono le irregolarità furono avviate dalla Guardia di Finanza di Tortona nel 2012 e sfociarono in un processo per truffa aggravata e falso. Imputati Borsani rappresentante della BPB Service titolare dei corsi la cui organizzazione concreta fu affidata alla Vela Consulting con personale docente della Global Business Formation rappresentata legalmente da Sandro Basilio. Dall’escussione dei testi emerse che nella truffa erano coinvolte 147 persone che sentite una a una dichiararono di non saperne nulla disconoscendo in molti casi anche le firme apposte ai registri. I testimoni, camionisti e facchini, dissero che i corsi non si tennero o si tennero solo parzialmente. Dal processo è subito uscito Stefano Pancamo che patteggiò una pena di un anno e quattro mesi, come Manuela Bo socia della cooperativa che ha patteggiato affermando che ad apporre le firme sui registri era il figlio di Basilio, Lorenzo, anch’egli già uscito dal processo con il patteggiamento. Per i due imputati rimasti a processo Basilio e Borsani, difesi dall’avvocato Marco Mensi, il pubblico ministero chiese una condanna di 1 anno e 6 mesi di reclusione con doppi benefici di legge. Il processo in primo grado ad Alessandria si è concluso nel 2021: il giudizio d’appello è tuttora pendente. La Guardia di Finanza operò il sequestro cautelativo dei 257 mila euro e Basilio fece ricorso perdendolo. In ogni caso il ministero revocò in quell’anno il finanziamento. Ora la Corte dei conti si è espressa affermando che gli imputati, che potranno presentare appello, hanno agito in modo da ottenere indebitamente, o comunque “non conformemente alle finalità previste l’erogazione di provvidenze pubbliche cosicché l’operazione finanziata con i fondi pubblici, cioè il funzionamento e lo sviluppo dell’autotrasporto non si è realizzata”. Da qui la condanna al risarcimento da parte degli imputati al ministero. Si attende entro fine mese il ricorso in appello da parte del difensore.
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