Nella quarta puntata della nostra “inchiesta” sulla vendemmia 2024 ospitiamo un intervento di Walter Massa. Andare in direzione ostinata e contraria nei confronti della storia, per scrivere nuove pagine di “storie” non solo territoriali ma con obiettivi internazionali è operazione a forte rischio perché prima o poi succede che sembri che finisca il gioco, che sia la fine di un sogno. Dal 1986 cerco di parlare con il nulla, si il nulla che si chiamava e tuttora si chiama Timorasso.
Questa bestia, già quel primo anno mi ha costretto a rinviarne le vinificazioni poiché le stesse viti che nel 1987 mi hanno donato quasi 10 quintali di uva, hanno prodotto circa 200 chilogrammi di uva, quantitativo insignificante per provare, studiare e applicare successivamente una vinificazione reale, e simulare un processo con mire e ambizioni almeno sostenibili. Siamo arrivati al 2024, alti e bassi ne abbiamo visti, ne abbiamo condiviso, abbiamo migliorato il migliorabile, abbiamo avuto la collaborazione di università, di istituti di ricerca, capito diverse sue criticità, sentiamo il tifo degli appassionati, non soffriamo le critiche degli scettici, degli invidiosi, abbiamo aperto con gioia ed inclusione ad oltre trenta aziende quasi tutte di altissima qualità e credibilità di Gavi, Monferrato, Oltrepò, Langhe, avvisando tutti che le gocce di gioia che si trovano nel calice, sono gocce di preoccupazione ed incognita in vigna, e… non tutti credevano a codesti moniti, più di uno ha obiettato che erano uscite furbe per “tutelare” il nostro gioiellino. Invece, dire la verità prima o poi ti premia, nel 2024, in vendemmia anche gli scettici hanno capito “che se il Timorasso è stato abbandonato, un motivo c’è stato” e nel 2026 con l’entrata sul mercato di questa “mezza vendemmia da un punto di vista quantitativo”, lo capiranno anche i consumatori. Si, all’oltre un milione di bottiglie di “Derthona” che nel 2025 affronteranno il mercato, nel 2026 affronteremo il mercato con, forse meno della metà di bottiglie, con contraccolpi sui prezzi, sul posizionamento, sulla certezza di riassortimento, se a tutto questo aggiungiamo le crisi sociali che attanagliano il pianeta, e il rischio di forte crisi economica internazionale, la fine del sogno tortonese si potrebbe paventare. Invece no, sarà un terremoto, ma non sarà la fine del mondo, magari si farà un poco di pulizia, si affineranno strategie commerciali coordinate e comuni, la nuova Doc oramai in dirittura darà forza e vigore, l’iniezione di cultura di mercato portato dalle aziende monferrine, albesi, gaviesi, darà i suoi benefici, ci assesteremo e tornare a 2.000 ettari di vigneto tortonese (barbera, timorasso & C.) altamente produttivo non sarà più ne pazzia, ne un sogno. In sintesi: nel 2024 nei vigneti Massa la barbera, la freisa, il moscato hanno risposto alla perfezione con il 100% della produzione. Timorasso e croatina hanno prodotto la metà del potenziale; il 40% del promesso e permesso. Si poteva acquistare una quotaparte di uve ma abbiamo preferito rimanere fedeli al nostro marchio che con orgoglio porta la centralità del messaggio comunicativo in vigna, Vigneti per l’appunto. Faremo meno bottiglie? Pazienza… saranno più preziose. Concedetemi un’ultimo tentativo di ragionamento: difficile è vedere bottiglie da 0,750 che costano meno di un euro e mezzo, non è impossibile trovare bottiglie quotate più di mille euro. Noi ci stiamo preparando a tenere prezzi, sani, puliti, giusti, avendo in questi ultimi tre anni messo a dimora 6 ettari di vigna che daranno i primi frutti dalla raccolta 2025. W il futuro.