Secondo la campagna nazionale “Acque senza veleni” di Greenpeace Italia
A inizio febbraio dello scorso anno Greenpeace Italia rese noto un rapporto sulla qualità delle acque dal quale risultava la presenza di Pfoa e Pfas nelle falde del Tortonese in particolare ad Alzano Scrivia, Castelnuovo Scrivia, Molino dei Torti, Guazzora e Tortona. Greenpeace ha pubblicato mercoledì 22 gennaio un nuovo rapporto frutto delle analisi compiute nei mesi di settembre ed ottobre 2024 nell’ambito della campagna nazionale “Acque senza Veleni” e per la nostra città, purtroppo, le notizie non sono buone, anzi.

Innanzitutto la ricerca ha evidenziato la presenza di PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) nel 79% dei campioni di acqua potabile analizzati (260 in tutto in 235 comuni) con almeno 3 campioni contaminati per ogni regione (esclusa la Valle D’Aosta) e la presenza di 58 molecole Pfas: il Piemonte ha fatto registrare 26 campioni positivi su 29. Analizzando le singole città, Tortona, tra i comuni italiani con la più alta concentrazione di PFAS, si assesta al 10º posto con 39,8 ng/l e prima in Piemonte. Per quanto riguarda il PFOA (acido perfluoroottanico), il cancerogeno più diffuso presente nel 47% dei campioni prelevati, va ancora peggio per la nostra città che si classifica ad un preoccupante 3º posto dietro solo a Bussoleno e Rapallo con 19,1 ng/l. Per quanto riguarda il PFOS (acido perfluoroottansolfonico), presente nel 22% dai campioni prelevati, Tortona è 3ª in regione dietro Bussoleno e Alessandria con 3,6 ng/l mentre per il TFA (acido trifluoroacetico), il Pfas presente in maggiore quantità nel 40% dei campioni prelevati, siamo i decimi in regione con 88,3 ng/l, fortunatamente, almeno in questo caso, molto lontani da Castellazzo Bormida che detiene il primato regionale con 539,4 ng/l. Greenpeace nelle proprie conclusioni chiede quindi a chiare lettere che governo, ministri competenti e Parlamento tutelino la collettività e garantiscano a ogni abitante del Paese un diritto minimo essenziale: l’accesso ad acqua pubblica pulita e non contaminata.

Diventa quindi non più rinviabile: • varare un provvedimento che vieti l’uso e la produzione di tutti i PFAS in Italia; • rivedere al ribasso i valori limite sulla presenza di PFAS nelle acque potabili, allineando tali riferimenti normativi alle più recenti evidenze scientifiche; • garantire a tutta la popolazione l’accesso ad acqua potabile priva di PFAS; • fissare per le industrie un valore limite allo scarico di queste sostanze in ogni matrice (acqua, aria, suoli), oltre a limiti restrittivi nei depuratori civili e industriali e nei fanghi; • supportare i comparti produttivi nazionali in un piano di riconversione industriale che faccia a meno dei PFAS. Ricordiamo che in Italia solo a partire dal 12 gennaio 2026 entrerà in vigore la direttiva comunitaria 2020/2184 che impone per la prima volta limiti normativi alla presenza di Pfas nelle acque potabili. Ad oggi quindi non è obbligatorio per gli enti preposti verificare la presenza di questi inquinanti, per questo motivo Greanpeace Italia ha svolto questa indagine indipendente. Il quadro che emerge, dunque, è preoccupante e deve far riflettere la politica, a tutti i livelli, a partire da quella locale; e a tale proposito il sindaco Chiodi, nella giornata di giovedì 23, ha inviato una missiva a Gestione Acqua nella quale si chiede, premesso che risulta “attivo, d’intesa con l’autorità competente, un piano di monitoraggio dei parametri Pfas nel programma degli autocontrolli a copertura delle acque di approvvigionamento e di rese del comune”, un aggiornamento “sull’attività sin qui resa e sulle relative risultanze”, unitamente ad ogni valutazione in merito della società. Vedremo gli sviluppi.