Ci scrive il Comitato: in prima fila da sempre
La fase dedicata alla consultazione del pubblico e all’acquisizione dei pareri degli enti locali sul progetto di impianto eolico monte Giarolo è terminata. I testi (diversi dei quali pubblicati anche su questo giornale) depositati al Mase, il ministero dell’ambiente, sono numerosi, ricchi di dettagli e di approfondimenti. Ora attendiamo di conoscere il parere tecnico ministeriale, fondamentale ed affidato ad una commissione di valutazione istituita presso quel dicastero. Non si possono fare previsioni sui tempi entro i quali si esprimerà la commissione, sappiamo però che dovrà esaminare e dare il giusto peso a tutte le osservazioni e a tutti i pareri. La decisione del ministro dell’ambiente sarà poi assunta “di concerto” con il ministero della cultura, che a gennaio si è espresso in modo fortemente critico, chiedendo di produrre una lunga serie di dati e di indagini ancora mancanti. Pochi giorni fa, il 3 febbraio, la 15 Più ha depositato le sue controdeduzioni.

Le abbiamo lette. Ci sono apparse superficiali, spesso abborracciate e/o incoerenti rispetto ai rilievi, prive di uno specifico lavoro di analisi sui diversi argomenti. Molte delle questioni più spinose sono state bellamente ignorate, sfuggendo ad uno scomodo confronto su norme, dati, fonti, ragionamenti. Così la richiesta dell’ente gestore del sito Natura 2000 Ebro Chiappo di ridurre le macchine da 20 a 12 è stata respinta affermando semplicemente che l’ente non avrebbe “adeguatamente preso in considerazione il quadro completo delle misure di mitigazione proposte né le capacità di adattamento del progetto alle specificità ecologiche del sito”. Non una riga, ed è grave, per controbattere alle osservazioni circa gli effetti del progetto su San Sebastiano Curone (agibilità e funzionalità della casa di riposo San Giuseppe e del distretto sanitario seriamente compromesse, stabilità di diversi edifici a rischio per le vibrazioni del traffico pesante, ecc…). Liquidate con frasi generiche le obiezioni sulle carenze dello studio anemometrico e l’insufficienza delle indagini geologiche. Nessun degno approfondimento sul dissesto che interessa quasi per intero il versante montano alla destra del Borbera. Si potrebbe continuare a lungo con altri esempi. Beffarda, quasi provocatoria, la conclusione: “Siamo pienamente disponibili a instaurare un dialogo costruttivo e collaborativo con tutti gli enti coinvolti”. Né in fase progettuale né in occasione di incontri pubblici e istituzionali la 15 Più ha sentito l’esigenza di comunicare con il territorio; la disponibilità al confronto spunta adesso, dopo che anche la seconda tornata di osservazioni e pareri ha mostrato una contrarietà al progetto unanime (si trattasse di istituzioni regionali e locali, di enti, associazioni, comitati o di semplici cittadini), motivata con argomentazioni irrefutabili, che mostrano come l’opera non sia sostenibile a tutti i livelli: paesaggistico, economico, sociale. La 15 Più evoca quale base del “dialogo” le “opportunità” economiche rappresentate dalle “misure compensative”, glissando su un aspetto ben noto in valle perché è già emerso anni fa, quando si discusse di altri simili progetti: esistono stringenti vincoli normativi sia circa i casi in cui è possibile stabilirle, queste compensazioni, sia circa la loro destinazione (in primis il fatto che deve trattarsi di compensazioni “di carattere ambientale e territoriale e non meramente patrimoniali o economiche”). Un tentativo velleitario, un segno di debolezza, quando risulta ormai chiaro che l’unica logica conclusione di questa vicenda sarebbe il ritiro del progetto, nel rispetto della volontà democratica di un’intera popolazione e delle istituzioni che la rappresentano. Da esse ci aspettiamo massima coerenza e determinazione nel ribadire la contrarietà più volte espressa all’impianto eolico industriale del monte Giarolo e nell’operare in tutti i modi e le forme consentite per impedirne la realizzazione, in primo luogo attraverso una stesura della legge sulle aree idonee corretta e trasparente. Una legge che, per dare seguito alle dichiarazioni e agli impegni presi pubblicamente dai rappresentanti regionali, dovrà stabilire con criteri rigorosi l’impossibilità di installare impianti industriali tanto sui crinali delle nostre valli quanto sugli altri siti del territorio piemontese che presentano le stesse caratteristiche.
Comitato per il territorio delle quattro Province