Sicurezza: priorità per la città

L’omicidio di giovedì 30 gennaio ha messo a rumore la città ed ha provocato numerose ed inevitabili reazioni. Crediamo sia giusto fare alcune considerazioni a freddo. Il fermo immagine del video girato da un passante da noi pubblicato due numeri fa, e quelle, dicono gli inquirenti, dell’unica telecamera comunale funzionante non lasciano dubbi: il fendente c’è stato ed è difficile farlo passare per legittima difesa, anche se fosse stata la vittima ad aver iniziato la rissa. Ma queste sono considerazioni che spettano alla magistratura.

L’episodio è l’ultimo, il più tragico, di innumerevoli episodi che ormai quasi quotidianamente accadono in città nei pressi della stazione, che è ormai da considerare “zona rossa” e pericolosa per tutti i “normali” cittadini che la devono frequentare. In stazione fra treni e corriere arrivano centinaia di persone che cercano di accompagnarsi l’un l’altra per salire le scale o percorrere il sottopasso che porta a piazzale Dellepiane. Crediamo sia giusto richiedere a gran voce il ritorno della Polfer ma ci sembra un grido nel deserto. Inutile anche perché, lo ricordiamo per altri fatti accaduti, quando c’era il presidio era quasi del tutto inavvertito dai frequentatori la stazione ferroviaria. Rimedio più concreto sarebbe quello di un coordinamento, predisposto a livello prefettizio, delle forze di polizia già presenti in città. E quindi più poliziotti alla stradale che potrebbero fare servizio in alcune ore, e riempire i vuoti della sottosezione, drasticamente sotto organico ci pare. E quindi più finanzieri, che già fanno servizio in città con il 117 ma che potrebbero potenziare l’attività, posto che sappiamo esserci in città bravissimi “sbirri” con le “Fiamme Gialle” conoscitori della città e dei mondi più oscuri. E quindi, soprattutto, più carabinieri, posto che ci pare il loro organico sia fortemente sottodimensionato rispetto al normale. Basti notare l’auto di pattuglia, spesso l’unica in tutto il territorio; è facile intuire che spesso si tratta di militi provenienti dalle stazioni periferiche, e non degli uomini addetti alla radiomobile. Insomma la difesa della città passa attraverso un adeguato numero di uomini delle forze dell’ordine, adoperate con saggezza e coordinate. Non abbiamo citato la polizia locale, anch’essa carente di uomini, chiamata ad interessarsi di ben altre cose. Poi c’è da ricordare che, soprattutto nelle ore notturne in altre zone della città (il centro storico a nord di piazza Duomo), la sicurezza del normale cittadino non è delle migliori e che l’attenzione aumentata da parte dei carabinieri non è sufficiente a tranquillizzare i cittadini. E qui entra in gioco l’amministrazione comunale. Chiodi e C. devono mettersi attorno ad un tavolo e ripensare completamente il capitolo del programma elettorale della scorsa estate riguardante la sicurezza. Occorre maggior sicurezza e questa passa anche attraverso due cose. Maggior illuminazione delle strade, moltissime delle quali praticamente buie. E poi, soprattutto, un vero e proprio controllo con le telecamere, che non è mai del tutto esistito. Occorre girare risorse predisposte per altri interventi (magari qualche giornata festiva in meno o meglio organizzata) ad un piano ben studiato di telecamere. Sappiamo che questo è già un obiettivo ben presente nella giunta Chiodi, sappiamo che sono stati già stanziati centinaia di migliaia di euro per queste telecamere, ma non basta. Nel nord Italia esistono società, formate da ex uomini dei servizi, che predispongono piani che permettono di controllare praticamente tutta la città, leggere le targhe delle auto, riuscire a seguirle nei loro movimenti e soprattutto riconoscere i visi. Una pecca, ci pare, delle nostre attuali telecamere è infatti la qualità delle riprese, che invece deve essere il primo fattore di scelta. Sappiamo che non sarà facile reperire i fondi necessari ma ormai abbiamo compreso che la sicurezza è “la” priorità.