La vittoria più bella a Le Mans, Spa la più spettacolare. Allenamento, studio e impegno sono fondamentali

Intervista ad Alex Pier Guidi: 20 anni di ruote coperte

A Imola, nel secondo appuntamento annuale con il WEC, la Ferrari numero 51 conquista il primo successo stagionale grazie alla gara perfetta di Alessandro Pier Guidi, James Calado e Antonio Giovinazzi che, dopo essere scattati dalla pole position, salgono sul gradino più alto del podio raccogliendo l’applauso dei tifosi italiani giunti a supportare il Cavallino. Scattata dalla prima casella con Calado al volante, la 499P numero 51 è stata assoluta protagonista della gara, rimanendo costantemente nelle prime due posizioni, sfruttando al meglio l’ottima strategia della squadra. A transitare sotto la bandiera a scacchi è stato Pier Guidi al termine di 212 giri. Ferrari consolida così la 1ª posizione in graduatoria Costruttori salendo a quota 92 punti, mentre in quella riservata ai Piloti Pier Guidi-Calado-Giovinazzi diventano i leader, con 50 punti. La giornata perfetta per festeggiare al meglio il traguardo di 20 anni di ruote coperte raggiunto dal campione tortonese che il giorno prima della gara è stato anche omaggiato di un premio speciale da parte dei suoi amici più cari. Lo abbiamo raggiunto durante una sessione di due giorni di test sulla 296 a Monza.

Alex Pier Guidi riceve il premio per i 20 anni di ruote coperte dall’amico di una vita Alessandro Valeri

Ciao Alex, per prima cosa ti chiedo se sei contento per Imola e se ti aspettavi il regalo per i 20 anni di ruote coperte? “Sono molto contento, avremmo potuto vincere già da un po’ di tempo e finalmente ce l’abbiamo fatta senza sfortune o errori. Ci meritavamo di portare a casa una vittoria. Il premio mi ha fatto davvero piacere, non me lo aspettavo e nemmeno mi ricordavo di questa data; mi ha fatto sentire un po’ vecchio ma fa parte del gioco”. In questi 20 anni qual è il ricordo che per primo ti viene in mente se ti guardi indietro? “La prima Le Mans che ho corso senza alcun dubbio”. Hai vissuto tanti passaggi di categoria, dai kart alla Formula Renault per arrivare al campionato italiano GT, sei stato in Maserati e in Ferrari (Gtwce, Alms…) fino ad arrivare allo sviluppo della Hypercar del Cavallino. Qual è stato il più difficile da affrontare? “Tanti passaggi sono stati complicati, il più difficile però penso sia l’inizio dell’avventura con le GT. Venivo da un anno e mezzo di stop in cui ero a casa senza correre e il punto di domanda era se fossi ancora all’altezza, avevo un po’ di ruggine da togliere, poi però le cose sono subito andate bene”. Quali sono le figure a te vicine che hanno influito nella tua carriera? “Sono state tante. In Maserati per quanto riguarda la parte tecnica direi l’ingegner Ascanelli; poi Andrea Bertolini che avendo 10 anni in più di me mi ha sempre fatto da guida e un po’ anche da coach quando ero ragazzino e ancora adesso siamo vicini, abbiamo un ottimo rapporto. A livello invece più manageriale Amato Ferrari che mi ha aiutato tante volte a fare le scelte giuste”. Ci sono state stagioni in cui hai pensato di mollare? “Mai, neanche per un secondo. Ci sono state stagioni difficili, magari mi trovavo a novembre senza sapere che cosa e se avrei guidato l’anno dopo, ed era complicato ma credo faccia parte del gioco”. La vittoria più bella in questi 20 anni? “Le Mans 2023, bella e inattesa”. La gara più spettacolare, in cui hai dovuto lottare di più? “Spa 2021, quando abbiamo vinto agli ultimi 8’, siamo arrivati a giocarcela alla fine ed è stato fantastico”. 

Il campione tortonese insieme a Giovinazzi e Calado

La pista che più ti piace? Quella che ti piace meno? “Con il prototipo sicuramente Le Mans, la velocità è molto elevata e ti diverti davvero, lì l’Hypercar dà il meglio di sè. Quella che mi piace meno assolutamente il Fuji in Giappone”. Qual è il posto dove hai gareggiato in cui la passione dei tifosi è più travolgente? “Quando guidi una Ferrari incontri tifosi e appassionati dappertutto ma in Italia è pazzesco. A Monza nel 2023, dopo la vittoria a Le Mans, non riuscivamo nemmeno a camminare per l’entusiasmo che avevamo attorno. Anche ad Imola pochi giorni fa è stato bellissimo”. Quanto è cambiato, se è cambiato, il mondo dell’endurance in questi anni? “Tanto, a partire dalle macchine che sono sempre più sofisticate e tecnologiche, anche le GT senza scomodare le Hypercar. Anche i team sono cresciuti molto, c’è più personale, più coinvolgimento diretto delle case e nel WEC il livello ormai è come la F1. Non so quanto potrà ancora crescere perchè ora è già altissimo”. Tanti pensano che quello del pilota sia uno sport individuale, ma non è del tutto vero o mi sbaglio? Quanto sono importanti i compagni di abitacolo ed il team? “Soprattutto nell’endurance dove dividi la macchina in 3 piloti condividere le informazioni diventa fondamentale e rende te stesso e il tuo compagno più veloce mentre nelle Formule si tende magari ad avere più segreti e tenere di più le informazioni per sè. Il team è sempre fondamentale, sul podio ci vanno i piloti ma dietro ci sono tante persone, il lavoro di tutti è fondamentale per ottenere risultati”. Cosa si prova a correre a oltre 300 all’ora in pista? “Ormai per me è diventato normale, ci ho fatto l’abitudine. Non credere che sia così strano o spaventoso”. Una domanda che può interessare ai giovani che si vogliono avvicinare al tuo mondo. Com’è la tua routine giornaliera? Quanto e come ti alleni, come mangi, quanto guidi in pista o al simulatore, quanto studi per aggiornarti? “Negli ultimi 2 anni ho mangiato molto poco perchè senza limitazione del peso del pilota dovevo stare molto attento. Quest’anno è stata tolta la regola quindi mi sono permesso una pizza in più. Devi sempre essere in forma, mangiare bene, allenarti e rimanere sempre sul pezzo. L’allenamento che faccio maggiormente è quello sulla bici, mi piace ed è aerobico che è cio che serve a noi piuttosto che la forza pura. Stai tanto tempo nell’abitacolo con un livello medio alto di frequenza cardiaca quindi l’attività aerobica è la più consigliata per allenarsi. Poi studio sempre, mi aggiorno, mi aiuta a migliorare la vettura sia al simulatore che nel lavoro ai box e per leggere ed interpretare bene i dati. Non si finisce mai di imparare”.

Il suo arrivo trionfale ai box di Imola dopo la vittoria della 6H

Sono stati 20 anni felici? Sei riuscito a fare della tua passione più grande il tuo lavoro. “Devo essere sincero e dico che sono orgoglioso del lavoro che ho fatto in questi anni. Nessuno mi ha regalato nulla, ho trovato persone che mi hanno aiutato ma ho dato tanto per arrivare dove sono. Fare della tua passione il tuo lavoro ti aiuta molto a superare gli aspetti negativi che ci sono in tutte le professioni, non credo ci sia cosa migliore”. Hai mai pensato al futuro? Quanti anni ancora credi di poter restare al top? “Non lo so ancora. Lavoro tutti i giorni per essere sempre al 100% e finché lo sarò rimarrò qui, quando mi accorgerò di non essere più adatto al livello richiesto farò un passo indietro. Non vorrei mai rimanere solo per riconoscenza ma perchè merito di starci. Mi piacerebbe molto restare in Ferrari per fare sviluppo e test”.  Dopo l’abitacolo ti vedi al muretto o ai box all’interno di un team? “Il muretto è difficile, è più una mansione da ingegneri con conoscenze diverse che non ho mai esplorato. Penso più al collaudatore oppure ad una figura all’interno di un team per portare esperienza e consigli ai piloti più giovani”.   

Davide Maruffo

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