L’intervista a mister Stefano Turi
Con la immeritata sconfitta subìta domenica per mano del forte Vado si è conclusa la stagione del Derthona, salvo con alcune giornate di anticipo, ed al contempo anche l’esperienza di mister Stefano Turi sulla panchina bianconera. 50 gare in totale, 16 vittorie, 15 pareggi e 19 sconfitte con una media di 1,26 a gara (48 giocatori impiegati) e una media di vittorie molto più positiva lontano dal Coppi (8º in trasferta, 16º in casa) dove la squadra ha forse patìto troppo la contestazione ed il clima pesante che si era venuto a creare. Abbiamo così incontrato il mister toscano per una chiacchierata finale sulla esperienza tortonese.

Mister sei arrivato alla fine della tua avventura a Tortona dopo 454 giorni: i motivi dell’addio? “Purtroppo non c’erano più i presupposti e con la società abbiamo deciso di comune accordo di prendere strade diverse, dispiace, a Tortona stavo bene ma è giusto così e mi porterò sempre nel cuore la città”. Sei soddisfatto del lavoro svolto? “Sì, personalmente molto, sono felicissimo. Bisogna anche ricordare da dove veniva il Derthona, da due stagioni difficili con salvezze arrivate all’ultimo e in questa stagione non si poteva pensare di fare di più di una tranquilla salvezza, tra l’altro con meno risorse. La squadra era completamente nuova a parte un paio di elementi, con pochissima esperienza in categoria. Dopo un buon periodo iniziale ci sono stati infortuni gravi come quello di Giacchino che ci ha privato di un elemento fondamentale, squalifiche e problemi vari ma in tutto questo abbiamo ottenuto la salvezza con oltre un mese di anticipo, perchè già dopo la vittoria con il Varese eravamo praticamente salvi. In stagione il gruppo è cresciuto tanto, ha lavorato bene e reagito alla grande alle critiche, ha fatto due periodi splendidi, ad inizio e a metà stagione, ottenuto vittorie storiche in campi dove non si era mai vinto come Sanremo o Fossano, con il Varese al Coppi, tre derby positivi. Credo che abbiamo raccolto molto meno di quanto avremmo meritato con le nostre prestazioni ma il percorso è stato molto positivo, poteva essere un punto di ripartenza”.

I momenti migliori? “La vittoria 3-0 con il Voghera all’andata, una gara splendida, ma nel cuore porto la vittoria a Lavagna, con una squadra forte che poi avete visto tutti dove è arrivata, ottenuta dopo il 6-1 subìto in casa. La squadra ha dimostrato valori e unità di gruppo; poi la vittoria con il Varese in casa. A queste aggiungo tutte le settimane con la squadra, in allenamento, abbiamo sempre lavorato bene e sereni, è stata una esperienza positiva”. Hai qualche rimpianto? “Mi sarebbe piaciuto provare a fare un campionato di vertice qui a Tortona, un mio piccolo sogno nel cassetto, ma rimpianti non ne ho, mi sono dedicato anima e corpo alla squadra e al mio staff”. Che gruppo era quello di quest’anno? Nello spogliatoio hai dovuto usare più il bastone o la carota? “Era un gruppo giovane, con tanti caratteri diversi, che alla fine era unitissimo. Ci siamo sempre parlati con franchezza, senza segreti. Ho provato a far capire ai ragazzi cosa significa giocare in una piazza come Tortona e loro lo hanno capito, sono stati fantastici ed hanno dato il massimo sempre”. Maggiori differenze fra le due stagioni? “Non posso fare un paragone. La scorsa stagione avevo trovato una squadra che aveva la sua identità e viveva una situazione difficile, durante la settimana si respirava un’aria pesante, ho limitato i danni. Quest’anno è stato diverso, c’è voluto tempo per conoscersi ma siamo stati benissimo”. Credo siano stati due anni di crescita importanti per te come giovane allenatore. Che insegnamento, o insegnamenti, porterai con te dopo questa esperienza? “E’ stata la mia prima esperienza da allenatore in una squadra di un certo blasone, con tanto seguito e tanta passione ed è stato bellissimo. Era ciò che cercavo e di cui avevo bisogno, è stata un’esperienza difficile ma molto formativa, dove potersi mettere in gioco, che mi ha fatto crescere tanto”.

Non sono certo mancate le critiche, a volte esagerate, come le hai vissute? “Le critiche in questo mestiere sono inevitabili e non sono un problema. Quello che mi ha fatto male e non ho accettato sono le cose che vanno al di là della semplice critica, le offese gratuite, le mancanze di rispetto a livello personale che con il calcio non c’entrano nulla. Quello non è nemmeno tifo, è cercare a tutti i costi lo scontro e non lo trovo giusto. Fortunatamente sono arrivate da poche persone, la maggior parte della gente ha sempre fatto sentire il suo sostegno in maniera corretta”. Cosa hai apprezzato di Tortona? “Una città di gente per bene che mi è piaciuta molto ed in cui ho conosciuto persone speciali; appena potevo inoltre facevo lunghe passeggiate per le colline, penso che i Colli Tortonesi siano un posto fantastico non adeguatamente valorizzato”. Vuoi salutare qualcuno o ringraziare persone che ti sono state vicine? “Il mio staff e la squadra con cui ho sempre vissuto a strettissimo contatto, Ildebrando, Fede Campana, ma anche altri che ho apprezzato, ho sempre respirato una bella aria a Tortona”. Domanda di default. Sai già qualcosa del tuo futuro? “No, è ancora presto, sono a casa da pochi giorni e c’è tempo, ora mi godo i figli e la famiglia. Ho un paio di cose in ballo. Ciao a tutti”.
Davide Maruffo
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