Intervista a Ferencz Bartocci: “Mi sentirò sempre tortonese. Ho instaurato splendidi rapporti personali e professionali e sono orgoglioso di quanto fatto”

Una società sportiva di vertice deve essere un punto di riferimento per il sociale. Ringrazio la città e la famiglia Gavio!”

Giunto a Tortona nell’estate 2019 con il ruolo di General Manager, Ferencz Bartocci, durante la sua permanenza in bianconero ha avuto modo di festeggiare una Supercoppa Lnp e la storica promozione in Serie A raggiunta il 29 giugno 2021, vincendo a fine stagione il premio “Gabriele Fioretti” come Dirigente dell’Anno della Serie A2. Una volta raggiunta la massima serie è arrivata per lui la carica di amministratore delegato che ha rivestito negli ultimi quattro anni, impreziositi da traguardi come la finale di Coppa Italia, le due semifinali-scudetto e le due partecipazioni alla Basketball Champions League. Nei suoi sei anni al Derthona, il dirigente marchigiano, che secondo voci di mercato andrà a Livorno, ha contribuito in modo determinante alla crescita strutturale del Club e a gettare le basi per la costruzione e lo sviluppo della nuova Cittadella dello Sport. Contestualmente alla fine del suo rapporto con il Derthona Basket giunge al termine anche la sua carica di Amministratore Unico di Gestione Cittadella. Sette Giorni lo ha incontrato per un bilancio finale della sua esperienza tortonese.

Hai passato 6 anni a Tortona. Come ti sei trovato in città? “Ormai mi sentivo tortonese e mi ci sentirò sempre. Ho passato qui anni importanti e complessi che hanno caratterizzato la vita di tutti come il periodo del Covid. Anni in cui ci si è uniti di più e nella mia testa pensavo che dopo la pandemia avessimo trovato una società migliore… Tortona mi ha accolto fin da subito aiutandomi ad integrarmi con tutta quella che è la vita della città, con l’amministrazione, le varie associazioni di categorie, le altre discipline sportive che fanno parte della Polisportiva. Si è sempre sofferto un po’ il nomadismo a cui la squadra era costretta fra Voghera e Casale, alcuni ragazzi giovani non hanno mai visto una partita, ma dall’altro lato abbiamo allargato la cerchia dei tifosi ad altri territori trovando buone risposte. Con la Cittadella le cose cambieranno”. Hai instaurato rapporti importanti sia lavorativi che di amicizia? “Rapporti splendidi con tante persone; all’interno del Gruppo Gavio durante la costruzione della Cittadella, persone che lavorano dietro le quinte in tanti ambiti e ho respirato l’importanza di questa azienda, fiore all’occhiello per Tortona e non solo, anche a livello nazionale e internazionale. Sono orgoglioso di quanto fatto”. Quanto e come è cresciuta la società dal tuo arrivo ad oggi? “Pensa che quando arrivai, eravamo in A2, aperta la porta dell’ufficio ho trovato solo due persone, Francesca Piva e Massimo Mattacheo. Sostanzialmente eravamo noi insieme agli amici storici che hanno retto tutto per un po’ di tempo, e per qualcuno di loro è poi diventato un vero coinvolgimento professionale. C’era Miro De Giuli che andò via pochi giorni dopo ed il ds Parente. Abbiamo iniziato a crescere a Voghera con la prima hospitality, poi il Covid ha destabilizzato tutto ma si è ripartiti alla grande con la Serie A. Peccato non aver avuto i palazzetti pieni l’anno della promozione per la capienza limitata”. Quali sono state le maggiori difficoltà che hai affrontato? “Non parlerei di difficoltà, a chi lavora con me dico sempre che non ci sono problemi ma opportunità di miglioramento! C’è sempre stata buona volontà da parte di tutti nel lavoro, e c’è grande senso di responsabilità e gratitudine verso Beniamino Gavio che consente di lavorare in maniera professionale e serena, che non è scontato, un valore aggiunto, non potevi lamentarti di niente”. Quali sono state le emozioni più belle che hai vissuto a seguito della squadra? C’è una stagione o un gruppo di cui conservi un ricordo particolare? “La Supercoppa nel 2019 appena arrivato e sopra tutto la promozione in Serie A. Mi ricordo che ero in panchina di fianco a Vittorio Perticarini (ds) pensando di aver perso e quando Cappelletti fece quel fallo su Sanders mi sono girato verso di lui e gli ho chiesto «ma sta succedendo davvero?» Una gioia incredibile ma festeggiai il giusto perchè il giorno dopo dovevo già essere a Bologna per l’iscrizione alla Serie A, mancavano solo pochi giorni alla chiusura. Poi in Serie A le vittorie con Bologna in semifinale in Coppa Italia, la vittoria al Forum, la vittoria a Venezia, la Coppa Italia femminile di A2, le Finali Nazionali e in Next Gen dei nostri U19, gli scudetti nel 3×3. E aggiungerei anche Mascolo e Severini in nazionale. Ho avuto un rapporto speciale anche con Daniela Gavio che era sempre molto vicina a noi, alle vicende della squadra, era speciale. Una volta, eravamo sotto 2-1 con Ravenna, ricevetti una telefonata da numero sconosciuto ed era Daniela che voleva informarsi, avevamo i nostri riti scaramantici”.  Quest’anno la Serie A ha avuto numeri diversi dalle ultime stagioni, quanto è cambiata in queste stagioni? “Si è sempre sofferto un po’ lo strapotere di Milano e Bologna mentre la Coppa Italia è stata una ventata di novità. Peccato per la finale persa nel 2022 con Milano, sarebbe stata la ciliegina sulla torta. Come Derthona invece aderire alla Bcl ci ha fatto cambiare le abitudini, dai viaggi agli interventi sul palazzo di Casale, per noi sono cambiate un po’ di cose”. Il giocatore più “forte” che hai visto a Tortona? “Magari qualcuno può dire che non sono sano di mente ma per me è Tavernelli. Un ragazzo che pensava di fare la C per la vita e si è trovato a fare il capitano in Serie A con merito e nel frattempo si è laureato. Questa per me è forza assoluta. Poi a livello tecnico ne abbiamo visti tanti molto forti, Sanders a cui ero molto affezionato, Daum, Macura, Weems”. I progetti di cui vai più fiero? “Il progetto Piantiamo il futuro che ancora va avanti e anche la creazione della squadra di Baskin. Per me il sociale è fondamentale (ndr. Bartocci è anche vice presidente dell’Osservatorio Nazionale per il disagio giovanile ed il bullismo), una società sportiva di vertice deve essere un punto di riferimento da questo punto di vista”. La Cittadella dello Sport ha subìto ritardi ma a settembre finalmente potrà essere inaugurata… “E’ stata una bella sfida. Faccio un esempio, la guerra in Ucraina può sembrare qualcosa di lontano a tanti ma molti dei ritardi che abbiamo subìto erano dovuti proprio a quello o alle crisi nel Golfo Persico, dove passano le merci cinesi, tante componenti della struttura, soprattutto elettroniche, arrivano da là. C’è stato un rincaro dei prezzi incredibile inoltre. L’omologazione del campo da parte della Federazione è arrivata il 17 aprile”. E le parti esterne, playground e paddle, come mai non possono ancora essere utilizzati? “Si sta ancora ultimando la palestra adiacente e si è deciso di fare un apertura completa. Privatamente tornei sono stati già fatti, le autorizzazioni ci sono, è tutto in regola”. Saluti o ringraziamenti particolari? “Ringrazio tutta la città, la famiglia Gavio e Beniamino in particolare. I due Marco che mi hanno portato qui, Ramondino e Picchi, che ho incontrato a Torino per la prima volta. I ragazzi e le ragazze dell’ufficio, li penso tutti con stima, affetto e riconoscenza, nessuno ha mai lesinato l’impegno. Ciao a tutti!”. 

Davide Maruffo

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