Storia e vicende di Scrimignano: nel volume di Giammattia Nicolini Berutti che sarà presentato venerdì 4 luglio

E’ “Scrimignano. Raccolta di vicende storiche ecclesiastiche, civili e popolari dagli esordi ai giorni nostri” il volume di Giammattia Nicolini Berutti, edito da Editrice Sette Giorni, che sarà presentato venerdì 4 luglio, alle ore 21, nella piazzetta della frazione. Sono 238 pagine che l’autore dedica “a tutti gli abitanti di Scrimignano di ieri, di oggi e di domani” e alla memoria dei sacerdoti che “tanto si spesero perchè le opere storiche dell’oratorio e le tradizioni della borgata di Scrimignano fossero preservate e valorizzate a futura memoria di tanto insigne passato”: Giovanni Boveri, Luigi Perrucca, Alessandro Barbieri, Giovanni Casella, Michele Repetto, Domenico Ameri, Luigi Boffito, Amedeo Bonadeo, Marco Marchese.

Nella premessa l’autore ricorda come “Fin da bambino, mentre percorrevo sia per abitudine sia per gioco, i vicoli stretti di Scrimignano sentivo la necessità di scoprire come in passato poteva presentarsi questo luogo. Scorgevo qua e là tracce di un vissuto lontano da me ma non avevo documentazione sufficiente per supportare le vicende di un paese che nascondeva una storia almeno millenaria. Spesso tra me e me mi domandavo se davvero le costruzioni che avevo davanti fossero così antiche e cosa aveva spinto una popolazione a conservarle intatte per così tanto tempo. Mi aiutava in tutto questo, qualche racconto degli anziani che narravano alcune vicende storiche tramandate di padre in figlio, anche un po’ decontestualizzate, ma nulla di più. Con il passare degli anni e grazie a qualche fortunato ritrovamento archivistico, alle abbondanti fonti materiali, si sono aggiunte un buon numero di fonti documentali che hanno posto le basi per questo scritto. Costituisce l’inizio di questa ricerca storica il libricino intriso di storia e tradizioni sulle Processioni principali e sulle Rogazioni da tenersi nel capoluogo e nelle sue frazioni pubblicato il 15 aprile 1874 dal Parroco e amato Pastore di Montemarzino Don Giovanni Boveri, per i tipi della «Tipografia Salvatore Rossi» di Tortona. Nella prefazione all’opera, cita la nostra frazione con queste parole: «La stazione più antica è quella di Scrimignano come più antico è l’Oratorio. Esistono nell’Archivio Parrocchiale le investiture che riguardano Scrimignano, che ascendono al 1456» (la data risulta errata di qualche anno, in quanto la più antica è del 1459). Dopo aver letto queste poche righe, la curiosità mi spinse a ricercare le investiture, che altro non sono se non contratti di locazione di beni immobili. Rimasi quindi sorpreso, quando, immerso nelle ricerche, mi imbattei, alcuni anni orsono, in un corposo faldone molto interessante che riguardava Scrimignano e che in questo libro mi sento di riproporre ai lettori insieme a tutte le altre notizie che mi è stato possibile reperire per approfondire la storia di questo borgo.

Paliotto barocco dell’Oratorio, sec. XVII

Dopo una premessa generale e storica che, come un volo d’aquila, percorre  quasi due millenni, narrando gli eventi più salienti che interessarono la Val Grue, lo scritto restringe il focus su Scrimignano narrando con obiettività gli eventi che per secoli interessarono la frazione ed il Beneficio semplice ivi istituito in un’epoca remota e le vicende storiche di chi vi pose dimora. La seconda parte tratta di altri benefici esistenti, dei beni del Monastero bobbiense, comprende notizie sugli amministratori del paese ed alcune genealogie reperite sulle famiglie della frazione. Quest’opera si prefigge come obiettivi la verità e l’interezza. La verità, in quanto ogni concetto esposto si basa su prove tangibili e verificabili dal lettore, e l’interezza, poiché la storia è una fotografia della vita dei tempi passati e va esposta tutta intera, senza tralasciare neppure un particolare. Ciò anche per rimarcare che le frazioni dei paesi non sono meno importanti dei capoluoghi, anzi, spesso gli sanno dare lustro per antichità o vicende storiche, civili e politiche che vi si sono svolte e che meritano di essere ricordate e narrate. Non dimentichiamo che conservare la nostra memoria è esigenza di civiltà!”.