Società Medico Chirurgica Tortonese: la rinascita dell’ospedale, un fiore nelle crepe del sistema

L’onda lunga del Covid e l’eco del ricondizionamento dell’ospedale di Tortona, ormai entrato nella storia degli ospedali che sarà scritta dallo storico dr. Decarlini, ci permette di fare alcune considerazioni filosofiche di come gli avvenimenti condizionano abitudini e modi di vedere e sentire. L’articolo apparso alcune settimane fa su questa testata era dettato dal desiderio di veder riconquistare quel posto e quella fama che ci è stata tolta, soprattutto per i servizi e i reparti con più impatto con il pubblico. Però ci ha fatto dimenticare alcune eccellenze che hanno continuato, seppur in silenzio, sotto la cenere, ad offrire le loro prestazioni. Il merito di questa riscoperta va ai pazienti.

Questo la dice lunga sulla attenzione, sensibilità e sull’apprezzamento sui problemi della salute; ci hanno fatto notare che, nell’articolo citato tra il rifiorire dei reparti e ambulatori, non compariva l’ambulatorio di epatologia, tra i primissimi in Piemonte per numero e qualità di prestazioni. Un altro vanto (da sempre) del nostro nosocomio è l’ambulatorio di oncologia non solo per la qualità delle prestazioni (anche in epoca di Covid), ma per il modello di organizzazione che è di grande supporto per i pazienti data la complessità delle cure di questo specifico settore. Anche l’ambulatorio di diabetologia del distretto, a fronte di un costante aumento dei malati, è sempre stato un punto di riferimento costante per i pazienti e i medici di famiglia. Questa dedizione non è riuscita a dissipare completamente le nebbie della politica e il senso di privazione delle prestazioni più necessarie che ha oscurato il sentire comune di questi anni e getta ombre sul futuro. Un grido di dolore si leva però per la medicina di famiglia che, purtroppo secondo noi, sta attraversando un periodo di sofferenza causato dal concorso di molti fattori di cui il Covid è stato solo il catalizzatore. La mancanza di medici ed infermieri di cui nessuno cerca la causa per non sentirsi colpevole. Il brusco passaggio dalla medicina delle sale di attesa ad una più funzionale della ricettazione telematica. Penalizza un po’ il rapporto umano, ma snellisce di molto la parte burocratica. Purtroppo viene percepita come distacco, come incrinatura del rapporto medico paziente. Ma la ragione del disagio sta nella spogliazione delle sue prerogative che culturalmente fa il paio con la “ristrutturazione ospedaliera” pur con un diverso impatto. L’impossibilità di avere in tempo reale gli strumenti diagnostici per la gestione globale del paziente contribuisce al distacco e alla sfiducia del cittadino dalle storiche istituzioni. È il frutto di un sistema che con la sua inadeguatezza sta dando delle picconate a questo consolidato istituto non avendo a suo tempo saputo investire nel modo giusto nella medicina di famiglia. In più la pietas, che non è la pietà come comunemente la si intende, accompagnava la vita del medico in una società dove la sofferenza aveva un posto dignitoso. Ora non ha più senso in un mondo dove conta solo il successo, che ignora i valori umani e fa sentire il malato ancor più emarginato. Stiamo attenti, noi operatori della sanità, a non farci travolgere da questo diffuso contagio. Abbiamo gettato alle ortiche un sistema sanitario da far invidia a tutto il mondo, stiamo però assistendo ad una miracolosa rinascita, speriamo che sia sempre primavera e non sia frenata da improvvise gelate.

La Società Medico Chirurgica Tortonese