“Con i Delconte una splendida amicizia nata a San Siro. Voi italiani mi avete insegnato a mangiare e bere bene”

Intervista ad Anderson Hernanes De Carvalho Viana Lima

Dopo gli anni passati in Italia con le maglie di Lazio, Juve ed Inter Anderson Hernanes, per tutti noto come il Profeta Hernanes, ha alternato il ritorno in Brasile con l’esperienza cinese che però a suo dire non è stata come si aspettava. Una volta terminata la sua ultima stagione da professionista con la maglia del Recife però la sua volontà è stata chiarissima ed ha deciso di trasferirsi in pianta stabile in Piemonte, precisamente a Montaldo Scarampi nell’Astigiano, dove ha aperto un’azienda vinicola con annesso ristorante-resort segnalato come uno dei migliori a livello nazionale ed ha iniziato la sua avventura con il Sale grazie alla grande amicizia con la famiglia Delconte nata sugli spalti di San Siro. Sette Giorni lo ha incontrato.

Ciao Profeta, ricordaci da dove viene il tuo soprannome, te lo porti dietro dal Brasile? “Sì ed è nato per caso durante alcune mie interviste. Spesso parlavo in maniera riflessiva, citando a volte alcuni versetti della Bibbia, ed un commentatore televisivo brasiliano che voleva fare una puntata su di me un giorno mi ha presentato come il Profeta e da allora mi porto dietro il soprannome”. Cosa ti ha fatto tornare in Italia dopo aver chiuso con la Serie A? “Avevo lasciato qui i miei figli, al tempo erano quattro ora sono cinque, e poi mi sono innamorato dell’Italia, della gente, del cibo, dello stile di vita”. Qual è stata secondo te la tua miglior stagione in carriera? “Non saprei indicarne una in particolare, ho fatto bene nel 2008 con il San Paolo, con la Lazio è stata una stagione molto positiva, nel 2017 poi è stato bellissimo tornare in Brasile di nuovo nel San Paolo”. Come giudichi l’esperienza in Cina? “E’ stata una esperienza interessante perchè volevo allargare i miei orizzonti. Mi sento un figlio del mondo, grazie al calcio ho avuto la possibilità di viaggiare e conoscere tante culture diverse e questo lo trovo fantastico. La Cina era una realtà che volevo conoscere, l’aspetto economico della proposta è stato importante con uno stipendio a cui non si poteva dire no ma avevo anche voglia di fare esperienze diverse, che mi arricchissero. Purtroppo però non è stato come mi aspettavo a livello calcistico”. In che senso? “A livello tecnico e atletico era come mi aspettavo ma pensavo che i giocatori cinesi avessero un maggior interesse nell’imparare, nell’apprendere; invece non erano per nulla ricettivi ed interessati, quindi non ho potuto passare le mie conoscenze e donare un po’ di esperienza”. Ti senti più legato alla Lazio, all’Inter o alla Juve? “Sono molto legato a tutte tre le società”. Non soffri di “saudade” come tanti tuoi connazionali? “No (ndr. ride) io sono cittadino del mondo e mi so adattare bene in qualunque posto. Guardo più spesso il qui e ora piuttosto che il passato e sono contento”. Raccontaci del tuo rapporto con la famiglia Delconte. “Un bellissimo rapporto. Sono persone squisite. Ci siamo incontrati a San Siro quando ero ancora nell’Inter e poi il nostro rapporto è continuato e cresciuto. Sono diventati clienti del mio ristorante ed è nata una amicizia molto bella”. Dove nasce invece la tua passione per il mondo del Food? “Mi sono innamorato del vostro modo di vivere il cibo. Dico sempre che voi italiani mi avete insegnato a mangiare ed a bere! Ho imparato qui ed è diventata una passione, una ricerca per trovare sempre posti più belli ed il Piemonte mi ha affascinato”. Come vivi il calcio ora che non è più un lavoro? Come giudichi questa categoria? “Lo vivo con leggerezza, come divertimento. Quando ero professionista dopo una sconfitta non c’era vita! Ero triste e deluso, ora lo vivo con più serenità, mi tengo in forma e do una mano al Sale. In questa categoria mi trovo bene, è il livello giusto dove poter giocare per come sto adesso atleticamente, allenandomi poco”. Il tuo modo di scendere in campo è lo stesso di quando eri fra i professionisti? “Questo sì, impegno e serietà non devono mai mancare, in tutte le cose”. Rimarrai a Sale anche il prossimo anno? A 38 anni sei ancora giovane… “Vedremo, io qui sto bene”. 

Davide Maruffo

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