Visite in ritardo? A pagamento ma rimborsabili dall’Asl. Mancano, però, ancora le norme di attuazione

Colpa nostra, intesa come colpa di noi giornalisti e di noi cittadini, ma soprattutto colpa di chi ci amministra. Ci riferiamo al decreto legislativo 124 del 29 aprile 1998 ove sta scritto: “qualora l’attesa della prestazione (visita medica, ndr) si prolunghi oltre il termine fissato, l’assistito può chiedere che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attività libero professionale privata, ponendo a carico dell’azienda sanitaria locale l’intero costo della prestazione”.

Una grande possibilità per il cittadino paziente che, come accade ormai normalmente in questi ultimi anni, deve attendere molti mesi, se non addirittura anni, per una visita medica prescritta dal suo medico di famiglia o da uno specialista.  La legge è chiara ma questa possibilità è sempre taciuta sia dalle Asl che dai cup quando si chiama per prenotare. Purtroppo pare che manchino (da 26 anni!), le linee guida per un regolamento che fissi le modalità operative per ottenere questo rimborso. Per ora in Emilia Romagna, Liguria e Lombardia stanno costituendosi patronati ed associazioni per ottenere questo rimborso, ma ci pare che tutto sia ancora in alto mare. In alcuni casi su internet si possono trovare già modelli di richiesta di rimborso da presentare all’Asl, ma attenzione: non è detto che sia sufficiente compilarli. Insomma visto che siamo in campagna elettorale per le regionali i candidati più papabili per la vittoria (Cirio e Pentenero) potrebbero ufficialmente impegnarsi affinché, uno dei primi atti del nuovo governo regionale sia quello di emanare le norme attuative in merito.