Il maratoneta tortonese Simone Carniglia, inserito da poche settimane nel Guinness dei primati per essere il solo diabetico di tipo 1 ad aver corso le sei maratone Major, Londra, Boston, Chicago, Tokyo, Berlino, New York, in meno di 16 ore 15 minuti, 2h42:30 di media, è pronto per un’altra sfida. Domenica sarà infatti a Londra per partecipare alla famosa maratona inglese con l’obiettivo di centrare il suo personale per ottenere un altro record e soprattutto continuare a sensibilizzare le persone sul diabete di tipo 1. Ricordando infatti che Simone corre per una causa importante, la raccolta fondi per la Fondazione italiana diabete. A Londra correrà con il pettorale 40137, partenza ore 11 italiane.
Ciao Simone. E’ finalmente arrivata la pergamena del Guinness che aspettavi? “Sì finalmente, ci è voluto tanto, è quasi più lungo richiedere i certificati che correre le gare! I giapponesi me lo hanno mandato in giapponese… Abbiamo dovuto tradurre tutto. Per me è solo un pezzo di carta certo, ma spero che attiri l’attenzione per sensibilizzare le persone sul diabete e che ispiri altre persone. Questo è il mio obiettivo, ho alzato l’asticella, spero che qualcuno la alzi ancora di più”. Cosa hai provato? “Sono contento sicuramente ma non è questo l’importante. Quello che mi fa davvero piacere è quando ricevo i messaggi delle mamme dei bambini diabetici che mi ringraziano perchè pensavano che i loro figli non avessero la possibilità di fare sport ed invece in me vedono una speranza. Parlo anche con tante persone che mi chiedono consigli o di condividere la mia esperienza. Io non posso dare consigli, ognuno ha la propria vicenda personale, ma con la giusta terapia, l’alimentazione corretta e tanto allenamento si può ottenere ciò che si vuole senza rinunciare ai sogni”. Quanto hai dovuto lavorare per raggiungere un tale obiettivo? “E’ stato lungo e faticoso anche se ho iniziato a correre solo 5 anni fa, nel 2018 dopo anni di pallamano. Ero sovrappeso dopo alcuni infortuni e durante un viaggio mi hanno invitato ad una 10 km. Da lì ho cominciato e non mi sono più fermato. Poi seguendo l’esempio di Baldini alle olimpiadi, il mio momento sportivo preferito, ho iniziato con la maratona. Il mio piano era di correre le sei Major in 3 anni, due all’anno ma poi il Covid ha interferito e ne ho corse altre 12”. Come ti alleni? “7 giorni su 7, sempre in strada, difficilmente sto sotto i 100km a settimana e arrivo anche a 150. Corro nella pausa pranzo per sfruttare la colazione per alzare la glicemia e appena tornato mangio per recuperare”. Di tutte le maratone qual è stata la più difficile? Quella che ti ha lasciato maggiori soddisfazioni? “Il mio personale l’ho fatto a Chicago, 2h38’21, ma il mio capolavoro rimane Boston, la mia preferita per storia e blasone, ed insieme a New York è anche la più difficile. A Helsinki ho trovato acqua alta, in Islanda un vento terribile, ho corso in tutte le condizioni possibili”. Ricordiamo sempre il motivo per cui corri e quali obiettivi ti proponi… “Per me stesso, per stare meglio e ora anche per una intera comunità, quella dei diabetici. Vorrei ispirare, motivare e sensibilizzare sul diabete di tipo 1, malattia autoimmune che non centra con la cattiva alimentazione e impatta molto sulla nostra vita”. Domenica sarai a Londra per la maratona. A caccia di un altro record? “Il mio obiettivo è migliorare in tutte le distanze e spero di poterlo fare a Londra domenica, il giorno del mio compleanno. La migliore festa per un runner. Sarò a caccia di un altro record sì, la Maratona di Londra ha una partnership con il Guinness e ci sarà un giudice all’arrivo per certificare il mio tempo. Tenterò di chiudere facendo il mio personale, anche se sarà molto difficile, ci proverò con tutto me stesso”.
Davide Maruffo
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