“Fa e disfà üs mantena aer mond”. Intervento della Società Medico Chirurgica Tortonese

Riceviamo e pubblichiamo

Premessa. Questo articolo è stato scritto ad ottobre quando fu annunciato il progetto di costruzione di un nuovo Pronto Soccorso e blocco operatorio. Oggi, alla luce della notizia dello stop al progetto comparsa a pagina 17 di Sette Giorni del 20 dicembre, abbiamo avuto la conferma di una grande confusione che non può che ingenerare sfiducia e sconforto. E quindi va bene dire che a “fa e disfà üs mantena aer mond” vecchio adagio tortonese quanto mai vero in un sistema dove ogni cinque anni si può capovolgere tutto o niente.

Questo denota la precarietà, la credibilità e la fattibilità di tanti progetti volti spesso a superare le emergenze e, con rammarico, senza accogliere le istanze dei cittadini e degli operatori. Non possiamo certo né abbiamo la competenza tecnica di valutare il sommario progetto del nuovo blocco Pronto Soccorso, sale operatorie e radiologia, ma non per questo non possiamo esprimere delle valutazioni. Non canterei vittoria, né sembra un successo o una conquista della sanità tortonese, ma un dovuto ammodernamento delle strutture, quindi non è un regalo né un indennizzo, né un investimento che arricchisca il ventaglio di prestazioni. Tutt’al più si può discutere se lo scempio del nosocomio progettato dal Gardella verrà stravolto come con l’orrido e torrido scalone di accesso. Però alcune considerazioni di carattere generale con un certo buon senso, di cui si è perduta memoria, possiamo farle. Abbiamo visto rifacimenti vari inaugurati e subito dismessi; buon ultimo, mai ormai remota, una bellissima unità coronarica sacrificata ai giochi di potere. Un travagliatissimo parto, forse perché non c’è più la ostetricia, quello della riabilitazione e un abbandono di altri reparti parlando sempre di muri. E’ una anamnesi e una prognosi, quella sul funzionamento della sanità, “Quoad valetudinem”, tradotto vorrebbe dire “per quanto riguarda la buona salute”, che non promette nulla e soprattutto non va confusa o contrabbandata come implementazione dei servizi sanitari. Non si migliora la sanità con i muratori: questo è stato ampiamente riconosciuto dai non addetti ai lavori. Quindi non ci meravigliamo di niente e niente ci aspettiamo. Si fa più fatica ad avere un buon medico o un infermiere che un bell’intonaco. Oltre a muri ed intonaci ci dispiace siano stati ababandonati progetti a valenza territoriale come quello dello scompenso cardiaco e vengano approvate le case della salute quando mancano medici e infermieri sul territorio ed ottenere delle prestazioni decentrate, soprattutto dalle fasce più deboli e bisognose, è un miraggio. La nostra sanità sarebbe ancora una delle migliori del mondo se solo fosse amministrata bene.