È Pasqua: “Cristo, mia speranza, è risorto”

Lo scorso martedì 25 marzo, per l’ultima volta, ho incontrato il carissimo mons. Giorgi. Lo stato della sua salute si era aggravato e avevo desiderato andarlo a trovare a casa. Quell’incontro è stato per me una gioia e una grazia. Abbiamo avuto un bellissimo colloquio, affettuoso, fraterno, nella consapevolezza non manifestata che, forse, quella sarebbe stata l’ultima volta che ci saremmo visti su questa terra. E così, in effetti, è stato. In quell’occasione, tra l’altro, don Francesco mi ha consegnato un suo articolo. Era destinato a “Sette Giorni”. Lo aveva preparato, come di consueto, per la Pasqua.

L’articolo, dopo averlo letto con attenzione alla sua presenza, l’ho preso con me molto volentieri. E oggi lo consegno ai tortonesi, contento di essere il tramite tra don Giorgi e i suoi affezionati lettori. È un articolo cha faccio mio nei suoi contenuti e con il quale desidero raggiungere tutti i lettori di “Sette Giorni”, augurando una serena Pasqua, ricca di speranza, quella che non delude, perché deriva dalla fede e, quindi, dall’amore fedele di Dio per noi.

+ Guido Marini

Vescovo di Tortona

• “Surrexit Christus, spes mea”: sono le parole che l’antico inno pone sulle labbra di Maria Maddalena, la prima a incontrare Gesù risorto il mattino di Pasqua. Ella corse dagli altri discepoli e, con il cuore in gola, annunciò loro: “Ho visto il Signore!” (Gv 20, 18). Anch’io con voi, e con quanti hanno percorso il cammino della Quaresima dell’Anno Santo, Giubileo della Speranza, e i giorni dolorosi della Passione, oggi possiamo dare voce al grido di Fede, di vittoria: “È risorto! È veramente risorto!”. A Pasqua, “Ogni cristiano rivive l’esperienza di Maria di Magdala. È un incontro che cambia la vita: l’incontro con un Uomo unico, che ci fa sperimentare tutta la bontà e la verità di Dio, che ci libera dal male non in modo superficiale, momentaneo, ma ce ne libera radicalmente, ci guarisce del tutto e ci restituisce la nostra dignità. (Benedetto XVI) Ecco perché la Maddalena chiama Gesù “mia speranza”: perché è stato Lui a farla rinascere, a donarle un futuro nuovo, un’esistenza buona, libera dal male. “Cristo mia speranza” significa che ogni mio desiderio di bene trova in Lui una possibilità reale: con Lui posso sperare che la mia vita sia buona e sia piena, eterna, perché è Dio stesso che si è fatto vicino fino a entrare nella mia vita, nella nostra vita, nella nostra umanità.

Con la morte di Gesù, sembrava fallire la speranza di quanti confidavano in Lui. Ma quella fede non venne mai meno del tutto: soprattutto nel cuore della Vergine Maria, la madre di Gesù, la fiammella è rimasta accesa in modo vivo anche nel buio della notte. Se Gesù è risorto, allora – e solo allora – è avvenuto qualcosa di veramente nuovo, che cambia la condizione dell’uomo e del mondo. Allora Lui, Gesù, è qualcuno di cui ci possiamo fidare in modo assoluto, e non soltanto confidare nel suo messaggio, ma proprio in Lui, perché il Risorto non appartiene al passato, ma è presente oggi, vivo. La Risurrezione di Gesù, è il mistero decisivo della nostra fede. Infatti, come scrive san Paolo ai Corinzi, “Se Cristo non è risorto, vuota è allora la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede” (1Cor 15, 14).  Perciò in questo tempo pasquale è importante rileggere le narrazioni della risurrezione di Cristo che troviamo nei quattro Vangeli, e leggerle con il nostro cuore. Si tratta di racconti che, in modi diversi, presentano gli incontri dei discepoli con Gesù risorto, e ci permettono così di meditare su questo evento stupendo che ha trasformato la storia e dà senso all’esistenza di ogni uomo, di ognuno di noi. Questa è la cultura cristiana, questa è da duemila anni la verità di cui la Chiesa – l’“Ecclesiam suam”, – si fa garante attraverso un magistero coerente e credibile sostenuto dallo Spirito Santo che è Dio. Purtroppo nella nostra società, fortemente secolarizzata più che mai, per molti intellettuali va di moda, per ragioni “dette” scientifiche, dichiararsi atei, agnostici, scettici, miscredenti, senzadio, increduli, soprattutto nei confronti della Risurrezione di Cristo, quindi della vita eterna, fino alla negazione dell’esistenza di Dio. Personalmente leggo molto, ne ho il tempo, la voglia, la possibilità: giornali, riviste, libri polarizzati nelle varie direzioni, per tentare alla mia “tenera età” (oltre i 90) di capire qualcosa dei cosiddetti “segni dei tempi”. Ciò che davvero mi sorprende è il bisogno ostentato di molti intellettuali, giornalisti, pubblicisti, di negare, oggi, l’esistenza di Dio. Fin qui libertà di pensiero da garantire a tutti (compresi, per esempio, anche ai vari Corrado Augias, Piergiorgio Odifreddi, Vittorio Feltri), fino a quando non considerano ingenui tutti coloro che non la pensano come loro. Mi permetto il riferimento a Corrado Augias (giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano nato a Roma nel 1935) intervistato ultimamente da Aldo Cazzulo sul Corriere Della Sera (26 gennaio 2025) in occasione del novantesimo compleanno del personaggio. Ventinove domande ben coordinate e interessanti. Tra le ultime:  – Lei ha scritto libri su Gesù. È sempre convinto che Dio non esista? “Il Dio del catechismo, a mio parere, è una favola per bambini. Quello che giudica e manda, che non si muova foglia che lui non voglia, per carità, sarebbe una figura tremenda: Auschwitz l’ha voluto lui? No, dai…” – L’aldilà come lo vede? “Non esiste, Se ci fosse qualche cosa, in qualche modo l’avremmo già scoperto”. Eh no! Caro coetaneo Corrado, (battezzato come me per volere dei genitori), non puoi buttarmi in faccia con tutta sicurezza che “Il Dio del catechismo è una favola per bambini”. Per lo meno Indro Montanelli, il grande maestro di giornalismo, rammaricato con il Signore che non gli ha dato la fede, era aperto al dubbio quando nella Domenica di Pasqua scrisse l’editoriale del Corriere Della Sera: “E se fosse veramente risorto?”. Lasciaci almeno la possibilità del dubbio, caro Avvocato Augias. Qualcuno ha scritto che le favole per bambini sono sogni di speranza che si possono avverare. Per me “la favola per bambini” si è avverata. 

Mons. Francesco Giorgi

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