Il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente ha presentato il rapporto “Il consumo di suolo in Italia 2023”. La perdita di suolo e di tutti i servizi ecosistemici che fornisce, compresa la capacità di assorbire l’acqua, non conosce battute d’arresto: il 13% del consumo di suolo totale (circa 900 ettari) ricade nelle aree a pericolosità idraulica media, dove l’11% di territorio è ormai impermeabilizzato. Considerando il consumo di suolo totale dell’ultimo anno, più del 35% (più di 2.500 ettari) si trova poi in aree a pericolosità sismica alta o molta alta. Infine, il 7,5% (quasi 530 ettari) è nelle aree a pericolosità da frana. I dati del Piemonte Tra il 2021 ed il 2022 in Piemonte si sono consumati altri 617 ettari netti di suolo, per un totale di suolo occupato da superfici artificiali di 170.199 ettari, il 6,70% dell’intera area regionale. Il valore è il secondo più alto della serie storica, inferiore al solo periodo di osservazione 2020-2021 in cui il consumo si era attestato a 679 ettari.
Per dare un’idea del consumo di suolo del 2022, è come se ogni giorno fosse stata artificializzata una superficie equivalente a 2,4 campi da calcio. In termini assoluti, il valore del 2022 proietta il Piemonte al quinto posto a livello nazionale, dopo Lombardia, Veneto, Puglia ed Emilia Romagna; in termini di aumento percentuale rispetto alla superficie artificiale dell’anno precedente, con il valore dello 0,36 % il Piemonte si attesta al primo posto in nord Italia, sopra la media nazionale pari a 0,33%. E purtroppo in queste classifiche Tortona si pone al terzo posto tra i comuni che hanno consumato più suolo con 19,3 ettari dopo Roddi, in provincia di Cuneo con 32,8 ettari e Novara con 27,7 ettari, che hanno però giustificazioni dovute alla viabilità. Il Piemonte è quindi tra le regioni italiane in cui, in termini di nuovi consumi, il fenomeno risulta più marcato, con valori peraltro disallineati rispetto alle dinamiche demografiche: per ogni abitante in meno in Piemonte, negli ultimi dodici mesi si sono consumati 332 m2 di suolo, valore in linea con il dato nazionale di 343 m2. In termini di suolo consumato rispetto all’area totale, il valore del 6,70% rimane invece inferiore al dato medio nazionale, che si colloca al 7,14% e risulta tra i più bassi del nord Italia, in particolare rispetto alle regioni confinanti di Lombardia (12,16%), Emilia Romagna (8,89%), e Liguria (7,26) ma anche rispetto alle regioni del nord est di Veneto (11,88%) e Friuli Venezia Giulia (8,02%). Il processo di consumo di suolo continua a seguire l’espansione delle aree urbanizzatea, dalle aree dense della conurbazione di Torino e cintura alle periferie dei capoluoghi di provincia e dei centri contigui in cui prosegue l’espansione di alcuni centri logistici. Al processo di consumo contribuisce in maniera rilevante anche l’adeguamento della rete di trasporti con importanti opere che toccano sia il sud del Piemonte (Autostrada Asti-Cuneo A33, Terzo Valico), sia il nord (tangenziale di Novara). A ciò si aggiunge un fenomeno meno evidente in quanto più distribuito sul territorio, che potremmo definire endemico, ma nel complesso consistente, con opere di piccola o media estensione che interessano un po’ ovunque i piccoli centri urbani, i territori collinari e gli assi vallivi montani. Su questo argomento abbiamo sentito il sindaco Chiodi che ci ha dichiarato: “L’aumento di consumo di suolo nel territorio comunale si deve a diversi fattori: innanzitutto al cantiere per la realizzazione della tratta del progetto per il Terzo Valico Ferroviario, poi allo sviluppo delle aree industriali con i diversi nuovi insediamenti realizzati o in corso di realizzazione,in particolare nelle aree di Rivalta Scrivia e Torre Garofoli. Con l’approvazione del nuovo piano regolatore generale il comune ha raggiunto al momento il massimo livello di espansione industriale possibile a norma di legge e si tratta di un’ottima notizia per la nostra città perchè significa che dopo anni di stagnamento, si è tornati ad investire sul nostro territorio, in particolare nel comparto della logistica che è da sempre una delle principali vocazioni non solo del Tortonese. Nuovi insediamenti significano anche nuovi posti di lavoro e maggiori risorse economiche per la città, con la possibilità di aumentare e migliorare i servizi per i cittadini. Va anche ricordato che questo sviluppo riguarda specifiche aree e non intacca il patrimonio naturalistico, ambientale, storico e culturale che, allo stesso modo, caratterizzano Tortona”.