I comuni di Momperone e Brignano Frascata hanno presentato al Ministero dell’ambiente documenti che si concludono con una netta opposizione al progetto di installare 20 aerogeneratori sul monte Giarolo, progetto presentato dalla società 15 Più Energia. I documenti dei due comuni sono sostanzialmente uguali. Iniziamo ricordando che non c’è stato un contatto con la popolazione “anche solo in misura marginale” per spiegare il progetto e “tutte le possibili variabili”. Più avanti si legge “la perdurante volontà di intervenire ad ogni costo, contro la comprensibile opposizione, sempre civile e motivata, di una pluralità di soggetti che rappresentano quel territorio, è ormai prossima ad essere vista come una sorta di fastidiosa e ostinata ingerenza.

La comunità sta cercando di resistere con ogni forma legittima a tale tentativo di aggressione alla propria terra, manifestando con modi garbati il totale dissenso all’iniziativa del proponente”. Durissima la conclusione di questo ragionamento: “coloro che in un malaugurato futuro si dovessero trovare a prendere parte attiva a quel mega progetto, dovranno essere consapevoli di operare in un enorme cantiere mai voluto da quanti ne saranno assediati, di usare violenza nei confronti di un ambiente che è coraggiosamente riuscito a mantenere intatte le peculiarità che lo contraddistinguono, di schiaffeggiare i delicati equilibri di aree dal precario assetto idrogeologico, di inabissare le poche attività che con determinazione aspirano ad elevarne i valori, di ignorare nella sua più ampia pluralità, le invocazioni di una comunità intera. Seguono poi tredici punti che iniziano tutti con “non è accettabile che”. Il primo: “non è accettabile che sulla base di una superficie forestale complessiva di oltre 40 mila metri quadri, da dimenticare per sempre e destinare alla trasformazione permanente, corrisponda una mancetta di poco superiore a 100 mila euro”. Oppure che a “fronte dello sconvolgimento di 200 mila metri quadrati di terreni sottoposti a vincolo idrogeologico, sui quali siano eseguite ampie e severe operazioni di disboscamento ed operati scavi e riporti per oltre 260 mila metri cubi, si accomodi il tutto con un ulteriore mancetta di 150 mila euro”. Di seguito: “non è accettabile che per la realizzazione di piazzole e per l’allargamento o la realizzazione della nuova viabilità a servizio e accesso alla piazzole, siano abbattute 2.000 piante di larice, faggio, frassino, pino e abete rosso”. Il quarto argomento critica il fatto che il progetto minimizzi le opere civili da effettuare e con tale assunto smentisca il progetto stesso. Il documento ricorda che la recinzione dell’area da realizzare sarebbe costituita “da moduli di cemento prefabbricati alti 2,5 metri” o che (punto 5) i “rilievi di campo e le attività di riconoscimento delle formazioni erbacee e forestali sono stati eseguiti solo su parte delle aree di progetto a causa della neve”, oppure che il trasporto degli aerogeneratori costringe “praticamente ogni comune attraversato a vivere una situazione di emergenza e disagio causato dalle problematiche alla popolazione, al traffico ed alle infrastrutture per raggiungere l’area di deposito di San Giorgio, dove tutto ciò sarà depositato con fumi, polveri e rumori che saranno causa di una perdurante devastazione che per anni seppellirà ogni cosa e non assume particolare rilevanza la scelta di abbandonare la soluzione progettuale che prevedeva un cantiere di deposito temporaneo nel territorio di Momperone. I confini non sono mai fisici ed i disagi, le difficoltà, i danni, la devastazione non seguono i confini di un comune, ma restano comunque indifferentemente pesanti, sia a Momperone che a Brignano frascati, così come sul territorio complessivo”. Nei successivi punti si evidenziano i problemi per gli altri comuni ove si afferma che cartellonistica, rotonde e manufatti dovranno essere eliminati per permettere il passaggio dei mezzi pesanti. Vi è poi anche un argomento a sostegno di San Sebastiano Curone che sarebbe completamente e per anni trasformato e distrutto dal punto di vista turistico. La conclusione di entrambi i documenti è chiara: “alle certezze che i molteplici danni che il territorio e l’intera comunità subiranno, non si palesano riscontri sulla presunta validità di un progetto pieno di incognite, con una bella maschera green! La presente osservazione in ciascuna delle sue articolazioni si riassume con il totale diniego al progetto”. A ciò si aggiunge anche un unico documento firmato dai due sindaci che, sempre opponendosi al progetto, evidenzia problematiche relative a: •impatti sull’acquifero e risorse idriche locali; •inquinamento acustico e danni alla salute; •contaminazione da polveri e impatto sulla salute pubblica; •danno ambientale e rischio idrogeologico; •impatto sulle infrastrutture e sulla viabilità.
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Il comune di Tortona, giustamente, ha voluto esprimere il proprio parere contrario al progetto del parco eolico sul Giarolo, ribadendo con una lettera del 15 gennaio quanto già dichiarato in sede di conferenza di servizi il 3 dicembre. Come noto il progetto di 15 Più Energia individua nel nostro territorio alcune criticità viabilistiche in corrispondenza delle rotonde sulla ex statale 10 e sulla provinciale 99 (per intenderci la rotonda dell’Oasi e quella dinnanzi all’Hobby Verde ed al Green Bar) che addirittura sarebbero da abbattere e ricostruire, circa 4 anni dopo, quando il passaggio dei mezzi pesanti che trasportano i pezzi degli aerogeneratori saranno conclusi. L’amministrazione ha subito pronunciato un netto no al progetto ribadito in questa sede dopo la presentazione delle controdeduzioni da parte della ditta. E’ infatti parere dell’amministrazione “che fermo restando gli impatti sulle infrastrutture stradali e conseguentemente sulla viabilità dell’abitato nord della città, si ritiene che tali disagi debbano essere valutati nell’ambito di un più generale interesse economico e di tutela del territorio tortonese”. La lettera condivide le “gravi preoccupazioni ed i dissensi” espressi da vari enti e dagli abitanti per le ricadute negative sulla val Curone che vedrebbe “una compromissione tale da rendere inaccettabile la realizzazione di un impianto che in nessuna forma e dimensione potrebbe inserirsi nel contesto ambientale e paesaggistico. E’ nostro giudizio che l’opera impatterebbe in maniera devastante su una fascia montana incontaminata”. La missiva prende in considerazione anche la fase cantieristica, della durata di alcuni anni, che “graverebbe sulla viabilità dell’intera valle che verrebbe sconvolta compromettendone l’economia e mettendo a rischio lo stesso regolare funzionamento di servizi essenziali quali sanità, trasporto, istruzione oltre che danneggiare il turismo, sul quale sono stati fatti grandi investimenti pubblici, l’agricoltura locale e la qualità della vita di quelle comunità”.
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