Dibattito su sanità e ospedale cittadino: emerge un quadro con poche luci e molte ombre

Nell’ambito della Festa dell’Unità che si è svolta a La Lucciola nel fine settimana del 9-10 settembre, si è tenuto domenica pomeriggio un dibattito veramente interessante in cui sono stati trattati i problemi dell’ospedale cittadino e della sanità in generale. Il primo intervento è stato di Giancarlo Perla, presidente regionale dell’Associazione italiana ospedalità privata che ha ricordato che i privati avevano tentato di fare un patto della salute con la Regione nel 2019, con il quale si poteva sicuramente aumentare l’occupazione ed i servizi per i cittadini. Ma nulla è stato fatto, ed in Piemonte la spesa per la sanità privata si aggira sull’8% contro il 30% della Lombardia. “Ma non vogliamo porci in alternativa al pubblico, noi vogliamo essere integrativi con un piano studiato a livello regionale che compensi le difficoltà del pubblico (evidenti dato che, ad esempio, la nostra Asl ha un deficit di 42 milioni, ndr) con le nostre possibilità”. Purtroppo non è stato fatto nulla, ha aggiunto Perla, ricordando che la mobilità verso la Lombardia è molto gravosa economicamente per la Regione ma che è anche molto gravosa per il cittadino con la mobilità interprovinciale, con malati inviati per ricoveri o visite a Casale, Acqui, Novi ed Ovada. Per quanto riguarda la famosa gara per la fisiatria “ho subito detto che non era remunerativa e che non avremmo partecipato, così come non ha partecipato nessuna delle società piemontesi. Nulla ho più affermato per non correre il rischio di essere tacciato di una turbativa d’asta: sono in attesa di sapere come andrà a finire, ma credo proprio che bisognerà attendere il 2024”. E’ poi intervenuto Carlo Buscaglia, sindaco di Dernice, che ha ricordato come i problemi maggiori per i cittadini si hanno nelle aree periferiche: “La val Curone ormai si reca sempre all’ospedale di Varzi, e da qui quando è necessario a Voghera o Pavia, con grave danno economico per la Regione. Ma il vero grosso problema è quello della carenza dei medici di famiglia. Come “Terre Interne” (unione tra le varie unioni montane della zona, ndr) stiamo ora pensando di sfruttare i fondi Pnrr. Invitare qualche medico di famiglia, offrendo gratuitamente le sedi degli ambulatori, oppure assumere 5 infermieri, dotandoli di autovettura, perché assistano gli anziani soli e svolgano tutta quella serie di servizi che ora mancano”.  Il primario di medicina Mario Dealessi ha ricordato che quasi tre anni fa, quando giunse in città, la situazione era depauperata di risorse e dal punto di vista delle persone, molto stanca. Ma “ho trovato quasi tutti con molta voglia di fare”.

E tutto ha ripreso forza, con il protocollo per l’accesso ed il ricovero in ospedale, voluto da Dealessi e siglato con i medici di famiglia, che ha facilitato e di molto il lavoro di tutti. Poi c’era la “grana del pronto soccorso” così l’ha voluta chiamare. “Personale contato, poi le cooperative con medici che non parlavano italiano e scarsamente preparati”. Sappiamo come è andata a finire. Finalmente il pronto è stato assemblato al reparto di medicina e le cose sono cambiate: “ho cercato medici, ho trovato fuori regione la dottoressa Virtuani che ha sistemato il pronto soccorso” alcuni medici del reparto danno una mano ed ora la situazione è migliorata. E noi ne abbiamo dato atto più volte, riconoscendo il grande lavoro compiuto. Dealessi ha ricordato che da 2 mesi vi è un servizio di ematologia in accordo con il trasfusionale per effettuare diagnostica vascolare, un servizio aggiuntivo per evitare trasferte dei cittadini a Biella o Domodossola. Sono stati riavviati i servizi di diabetologia e di pneumologia. Ha preso la parola poi il farmacista Luca Zerba Pagella, presidente provinciale Federfarma, che ha ricordato come le farmacie anche con l’avvento del Covid siano molto cambiate e stanno fornendo una serie di servizi eccellenti e, soprattutto “sono ormai l’unico vero presidio sparso sul territorio: nel Tortonese vi sono 26 farmacie, 18 delle quali nel paesi”. Zerba Pagella ha ricordato che il 40% delle prenotazioni al Cup “2.000 su 5.600 totali in provincia” vengono effettuate attraverso le farmacie, e che nel periodo del Covid l’opera dei farmacisti con i tamponi ed i vaccini è stata determinante. “Le 83 farmacie abilitate nel 2022 hanno eseguito 420 mila tamponi e le 21 farmacie ove si somministrava il vaccino hanno inoculato 21 mila dosi”. Hanno concluso il dibattito il consigliere regionale Domenico Ravetti e l’onorevole Federico Fornaro per la parte politica. Sono stati messi in risalto gli errori commessi dalla Regione, ad iniziare dalla famigerata 1/600 che ha depotenziato il nostro ospedale, la scarsa se non nulla volontà di dialogo con le forze politiche e sindacali sulla sanità, la determinazione del Pd nel combattere perchè finalmente la spesa regionale della sanità raggiunga almeno il 7% del Pil, che le varie Asl, quella alessandrina in primis, ascoltino maggiormente le esigenze della popolazione.

Da sx Mario Dealessi, Giancarlo Perla, Carlo Buscaglia, Luca Zerba Pagella, Federico Fornaro e Domenico Ravetti; il pubblico presente