I premiati di “Voci per la poesia”
In Sala Giovani, si è svolta venerdì 24 maggio la premiazione di “Voci per la poesia 2024” rivolto agli studenti delle superiori. Tre le sezioni in concorso, ciascuna con una giuria di esperti: poesia, racconto breve, fotografia. Il tema di questa edizione, Ruit hora (Il tempo scorre), era un invito alla riflessione sull’ineluttabile scorrere del tempo che porta con sé ricordi e rimpianti.
Il concorso è sostenuto dalla Fondazione CR Tortona-Accademia delle Idee Carlo Boggio Sola e gode della collaborazione di comune, Provincia di Alessandria e Società Storica Pro Iulia Dertona. I premi sono stati offerti anche dalle librerie Namasté, Ubik, Civico Cinque, dal fotografo Bruno De Faveri e dal Circolo del Cinema. Di seguito i vincitori. Sezione “Poesia”: 1° premio Io divento grande e il cuore no di Ottavia Gatti, 2° Lascia che sia domani di Costanza Gatti, 3° Il tempo scorre di Elena Rivabella. Sezione “Racconto breve”: 1° premio S’envoler di Laura Gaina, 2° premio Il tempo di Giulia di Stella Ferragina, 3° Senza titolo di Lucrezia Maria Castellaro. Sezione “Fotografia”: 1° premio La vita continua di Giacomo Van Delft, 2° Effetto droste temporale di Sergio Tristan D’Amico.
Un’esperienza particolare – Spettacolo teatrale al carcere di Alessandria
Il 20 maggio il carcere di Alessandria ha ospitato un evento significativo e profondamente toccante: uno spettacolo teatrale incentrato sulla violenza contro le donne e sul patriarcato, seguito dalle testimonianze dei detenuti. Lo spettacolo, intitolato Belves, interpretato da un gruppo di attrici non professioniste di Tortona per la regia di Elena Forlino, ha esplorato le dinamiche di potere e controllo che spesso caratterizzano le relazioni di genere. Con una narrazione potente e commovente, le attrici hanno portato in scena storie di sofferenza, resilienza e speranza, mettendo in luce le esperienze di vittime di violenza domestica e le radici culturali del patriarcato. Si tratta di uno spettacolo intenso e coinvolgente, con un uso sapiente di dialoghi, monologhi e cori che hanno saputo trasmettere l’urgenza e la gravità del problema. Il pubblico, composto da detenuti, da personale del carcere e dalla classe 5ªB linguistico del Liceo Giuseppe Peano di Tortona, è stato visibilmente toccato dalle storie raccontate, reagendo con silenzi carichi di emozione e applausi spontanei. Dopo lo spettacolo alcuni detenuti hanno preso la parola per condividere le loro riflessioni e testimonianze personali. Questi interventi hanno rappresentato un momento di grande impatto, offrendo una prospettiva unica sulla questione della violenza e del patriarcato. Uno dei detenuti ha raccontato la propria esperienza di crescita in un ambiente dove la violenza era la norma e come, attraverso un percorso di consapevolezza e rieducazione, stia cercando di trasformare la propria vita. Un altro ha parlato della difficoltà di riconoscere e combattere i pregiudizi radicati, sottolineando l’importanza di iniziative educative e culturali come quella appena vissuta. Le testimonianze hanno evidenziato non solo il dolore e il rimorso per le azioni passate, ma anche la speranza e la determinazione a costruire un futuro migliore. Questi momenti di condivisione hanno favorito un clima di empatia e comprensione, dimostrando come il teatro e il dialogo possano essere strumenti potenti per il cambiamento. L’evento nel carcere di Alessandria ha mostrato come l’arte e la cultura possano essere veicoli efficaci di riflessione e trasformazione. Attraverso lo spettacolo teatrale e le testimonianze dei detenuti, è stato possibile affrontare temi complessi e spesso dolorosi, aprendo un dialogo sincero e profondo. Questa esperienza ha dimostrato che anche in contesti difficili come quello carcerario, esistono spazi per la crescita personale e collettiva. Il teatro ha permesso di toccare corde emotive profonde, stimolando una riflessione critica su comportamenti e atteggiamenti che spesso vengono dati per scontati. In conclusione, l’iniziativa nel carcere di Alessandria, organizzata grazie alla collaborazione con l’associazione alessandrina Cultura e sviluppo che da anni lavora con i detenuti, rappresenta un esempio virtuoso di come l’arte possa contribuire alla rieducazione e alla sensibilizzazione su temi sociali di grande rilevanza.
Sofia Pedemonte
Math 2024… matematica in montagna
Dal 23 al 25 maggio, 30 studenti delle classi dalla prima alla quarta del Liceo Peano hanno partecipato allo stage di matematica a Bardonecchia insieme ai loro coetanei di altre scuole del Piemonte, 330 ragazzi nel complesso. Per tre giorni, in piccoli gruppi di 5 o 6, si sono dedicati ad attività matematiche di vario tipo ragionando, manipolando, costruendo concretamente i modelli dei concetti affrontati in progressione.
Si sono conosciuti, si sono confrontati, hanno discusso per trovare strategie, esempi, soluzioni. Non ci sono pause allo stage di matematica: il ritmo è tenuto costante dalla gara dei problemi e dalla caccia al tesoro matematica, dai giochi con il pallone, dalle partite a scacchi, dalla passeggiata notturna nel bosco, dalla serata nella sala discoteca del villaggio olimpico. E tutto scorre nella magnifica cornice delle montagne attorno. Si torna a casa stanchi e contenti, dopo una cura a base di matematica, montagna e vibrazioni positive scambiate con gli altri. Per le insegnanti del Peano presenti e impegnate nello svolgimento dello stage, Riella e Dell’Aquila, è stata una splendida occasione per rinforzare la passione verso il loro privilegiato ruolo nella società.
Camminata sull’Appennino
La scorsa settimana gli alunni delle terze del San Giuseppe, accompagnati dai volontari della sezione tortonese del Cai, hanno compiuto una gita didattica dai Piani di Praglia alla Punta Martin, sull’Appennino ligure piemontese. Grande entusiasmo tra i ragazzi che hanno visitato posti molto belli ed imparato a comprendere meglio la natura.
Conferenza Comprensivo B “La Maladolescenza”
Ultima conferenza giovedì 23 maggio organizzata dal Comprensivo B. Nell’incontro dal titolo “La Maladolescenza, tra disagio e comportamenti a rischio”, la dott.ssa Giusy Cannizzaro ha affrontato molte delle difficoltà che caratterizzano i vissuti mentali dei numerosi ragazzi incontrati negli ultimi anni, con particolare riferimento alla voce da lei raccolta all’interno dello sportello d’ascolto presente presso l’istituto.
Cercando costantemente di riflettere, insieme alla platea presente, su quel confine, spesso labile, tra fisiologico disagio adolescenziale e vere e proprie forme di “maladolescenza”, la dottoressa ha evidenziato quelle maladolescenze che mettono maggiormente in crisi il sistema familiare ed istituzionale in generale e che attengono a disturbi comportamentali e di personalità (come il disturbo borderline e narcisistico) e che, a partire dall’adolescenza, spesso possono associarsi a gravi atti autolesivi e anticonservativi. È, quindi, importante non interpretare questi comportamenti come una sfida personale, ma piuttosto cercare di capirne pazientemente le origini, rassicurando, valorizzando i ragazzi e le ragazze e mettendo in rilievo tutte le loro potenzialità che possono riguardare la sfera affettiva, la creatività, la fantasia.
La frase che la dottoressa ha scelto come la più significativa del suo intervento: “Il bambino che ha più bisogno di amore, lo chiederà nei modi meno amorevoli” – M. Kutscher fa riflettere sul fatto che gli adolescenti, quando senza alcun apparente motivo, assumono un atteggiamento oppositivo/provocatorio nei confronti, soprattutto, dei loro genitori o rispetto alle loro richieste, stanno spesso inviando un messaggio ben preciso: “ho bisogno della tua attenzione”, “sto testando il tuo amore”. Un buon rapporto di fiducia e di dialogo con i figli è fondamentale e il non saperli ascoltare quando vogliono parlare dei loro problemi adolescenziali può spingerli a cercare altrove un punto di riferimento e una guida. Ecco perché la comunicazione tra genitori e figli va curata costantemente e fatta crescere assieme alla consapevolezza e autonomia del figlio. In questo modo si costruisce un legame di fiducia profonda che nemmeno durante l’adolescenza, periodo di burrasche e di ricerca della natura esatta del proprio IO, verrà meno.