Livia Colla: “Anno impegnativo con possibilità di ulteriori sviluppi”

Intervista alla responsabile del reparto di fisiatria

A fine gennaio dello scorso anno è stato aperto presso l’ospedale di Tortona il reparto di fisiatria. Abbiamo intervistato la dottoressa responsabile Livia Colla. 

Come è stato questo primo anno a Tortona? E’ stato un anno piuttosto impegnativo, trascorso molto velocemente. Arrivo da una realtà, quella del reparto di medicina riabilitativa di Casale Monferrato, nella quale l’organizzazione della degenza era consolidata ormai da tempo ed i cambiamenti organizzativi erano di solito più limitati e più diluiti nel tempo. Qui a Tortona è stato molto diverso…Nei primi mesi è stato davvero stimolante progettare e condividere con professionisti (alcuni provenienti da realtà ospedaliere di altre Regioni) la gestione del nuovo reparto, pianificando insieme le attività sanitarie e riabilitative e cercando di utilizzare nel modo migliore gli spazi e la tecnologia innovativa presente. Devo dire che il gruppo che si è progressivamente costituito (all’inizio formato da medici, infermieri, Oss, fisioterapisti) ha lavorato intensamente per creare un contesto riabilitativo in cui tutte le attività fossero orientate non solo a curare e a riabilitare, ma anche a garantire un ambiente accogliente, rispondente ai bisogni e alle aspettative delle persone ricoverate. Tutti noi siamo  fermamente convinti che la qualità dell’assistenza rappresenti sempre, in particolare nelle degenze riabilitative, un aspetto fondamentale ai fini di un recupero funzionale ottimale.

E’ “filato tutto liscio” o ci sono stati rallentamenti? Direi che, nel complesso, quasi tutto “è filato liscio”. Come era prevedibile, sono insorte alcune problematiche, che, per la maggior parte, sono state affrontate e risolte velocemente. Del resto, siamo consapevoli che questo che stiamo sperimentando, cioè l’affidamento della gestione di un reparto ospedaliero dell’Asl ad un gruppo di imprese, costituisca un modello innovativo e, credo, unico sia a livello regionale che a livello nazionale. Devo sottolineare che l’aspetto che sicuramente ci ha stupito dai primi momenti è l’immediata “sintonia” che si è stabilita con il personale medico e con quello di assistenza degli altri reparti dell’ospedale (cito, ad esempio, quello di ortopedia, di medicina, di chirurgia, poi la rianimazione, il pronto soccorso, etc.) e con tutti i servizi diagnostici. Inoltre la presenza di specialisti esperti, appartenenti ad altre branche (come Orl, gastroenterologia, cardiologia, neurologia, etc.), consentono di accogliere persone affette da comorbilità (cioè affetti da più stati morbosi come il diabete mellito o l’osteoporosi) e che presentano disabilità complesse in fase post-acuta. Possiamo quindi affermare che in pochissimo tempo si è realizzata una “effettiva inclusione” della nuova struttura riabilitativa e si registra una totale integrazione delle attività riabilitative con quelle del presidio ospedaliero. Aggiungo un’ultima riflessione riguardo alla collocazione del reparto di riabilitazione all’interno dell’ospedale; questa infatti garantisce ai pazienti che sono più “a rischio” di instabilità clinica e di eventuali complicanze, la garanzia, in caso di necessità, di un immediato intervento di personale specializzato, di esami strumentali refertati in brevissimo tempo insieme alla sicurezza di poter ricevere prontamente adeguate terapie. Non tutti i centri riabilitativi che ho visitato sono in grado di offrire ai pazienti le stesse condizioni di sicurezza.

Le strutture si sono rivelate adeguate per i bisogni dei pazienti? Il reparto di riabilitazione è stato realizzato sulla base di un progetto che ha tenuto conto di un’ottica riabilitativa; la disponibilità e l’organizzazione degli spazi fanno in modo che anche la struttura stessa abbia un ruolo di supporto e di stimolo finalizzato al miglioramento del grado di autonomia dei pazienti nelle attività della vita quotidiana (cioè negli spostamenti come nel cammino, nel lavarsi, nel mangiare, etc.). Il nucleo di degenza è dotato di 13 stanze a 1 o 2 letti con locale bagno attrezzato per ogni grado di disabilità. La maggior parte delle camere è inoltre provvista di sollevatori “a soffitto”, attrezzatura che consente, anche per le persone affette da difficoltà motorie più gravi, di essere trasferite in modo sicuro e veloce dal letto alla carrozzina e viceversa. Accanto alle stanze di degenza, sono stati ricavati, al momento della ristrutturazione, alcuni spazi comuni, che possiamo definire “di aggregazione”, come una ampia sala da pranzo ed un soggiorno molto luminoso nel quale gli ospiti si ritrovano e trascorrono alcuni momenti della giornata. E’ stato realizzato inoltre un locale adibito alla terapia occupazionale che offre una cucina attrezzata e mobili vari; qui alcuni pazienti hanno la possibilità di riprendere a cucinare e ritornano, con l’assistenza e le strategie acquisite, ad utilizzare i fornelli, la lavastoviglie, la lavatrice etc. L’area delle palestre è adiacente la degenza ed è formata da 3 grandi spazi comunicanti tra loro; nella palestra di dimensioni più ampie sono state collocate alcune apparecchiature tecnologiche. Oltre a quella isocinetica (che utiliziamo per il recupero più efficace della forza muscolare), è presente la pedana stabilometrica che consente, attraverso un training statico e dinamico, di raggiungere un miglior controllo posturale; con la pedana è possibile anche eseguire un test predittivo sul rischio di caduta per i pazienti che lamentano difficoltà di equilibrio. Accanto a queste, disponiamo di un treadmill più evoluto che, con l’ausilio di feedback acustici e visivi, aiuta a migliorare alcuni parametri del cammino; la presenza di un modulo con musicoterapia sembra infatti particolarmente efficace nei pazienti con disturbi neurologici, in particolare per chi è affetto da malattia di Parkinson. Accanto al trattamento di rieducazione motoria “tradizionale” e a quello con gli strumenti tecnologici (appena descritti), esiste la possibilità di sperimentare le attrezzature robotiche che sono state recentemente introdotte sul mercato per la riabilitazione delle disabilità più gravi (come quelle neurologiche per pazienti affetti da esiti di ictus cerebrale, da sclerosi multipla, da malattia di Parkinson, etc.). Cito solo alcune di quelle presenti in palestra, partendo dal Lokomat che è l’esoscheletro per il cammino robotizzato, poi il Tavolo Basculante robotizzato con la stimolazione elettrica funzionale che viene utilizzato dopo un periodo di allettamento in pazienti con danni motori agli arti inferiori, l’Andago che è un sistema robotico che consente, in allevio di carico, assistenza di entità variabile durante il cammino e che rende più sicura la fase in cui si riprende la stazione eretta e la deambulazione. Infine, il C-Mill che è un treadmill innovativo che utilizza la realtà virtuale e che, oltre ad un training personalizzato, permette una analisi dettagliata del cammino. Stiamo proponendo inoltre a chi ha difficoltà di controllo motorio all’arto superiore l’esoscheletro regolabile che consente di ripetere esercizi e di migliorare l’esecuzione dei movimenti a livello della spalla, del gomito, del polso.

Come si potrebbe migliorare ulteriormente? Il reparto ha certamente alcune potenzialità da offrire che oggi non vengono pienamente utilizzate; il settore ambulatoriale, per esempio, anche per la dotazione tecnologica e robotica (che rappresenta oggi l’aspetto più innovativo in riabilitazione), potrebbe essere aperto anche a pazienti esterni che si trovano sia in fase post-acuta che in fase di “stabilizzazione” di malattia. Questi potrebbero trarne beneficio per recuperare un maggior grado di autosufficienza e, quando possibile, anche un reinserimento sociale e lavorativo; tutto questo significa spesso avvicinarsi all’obiettivo finale che è sempre quello di ottenere un miglioramento della qualità di vita di chi sta seguendo un percorso riabilitativo.

Di quanti posti dispone il reparto? Il reparto è dotato di 20 posti letto e di una camera a 2 letti dedicata ai pazienti in regime di day hospital.

Quanti medici e infermieri ci lavorano? Per quanto riguarda il personale, attualmente sono presenti nel reparto 5 medici. Accanto a specialisti in medicina riabilitativa lavorano professionisti con specialità e competenze differenti di tipo internistico, neurologico e reumatologico (dottoressa Franca Tomaselli, dottori Carlos Brites e Carlo Scognamiglio). Da dicembre 2024 il responsabile è Adelio Matti, mentre il mio impegno è attualmente rivolto ad organizzare l’attività del day hospital e quella ambulatoriale. Il dottor Simone Veroli, coordinatore infermieristico, dirige il personale di assistenza composto da 8 infermieri professionali e 9 Oss. Accanto ai medici e al personale di assistenza, fanno parte del team riabilitativo 8 fisioterapisti, la terapista occupazionale, la logopedista e la neuropsicologa.

Quanti sono stati gli ingressi nel reparto? Età media dei pazienti? Dal momento dell’apertura del reparto (29 gennaio 2024), sono state ricoverate 356 persone, la maggior parte provenienti dal reparto di Ortopedia tortonese, ma abbiamo ospitato dopo i primi due-tre mesi pazienti con disabilità neurologica provenienti da reparti di altri ospedali provinciali. L’età media dei pazienti si aggira sui 75 anni.

Quali sono i problemi fisici principali che vi trovate ad affrontare? Purtroppo nonostante i 20 posti letto, la richiesta di un ricovero riabilitativo da parte dei reparti per acuti supera spesso la disponibilità del reparto.  L’obiettivo aziendale (quindi anche il nostro) è quello di rispondere nel più breve tempo possibile al fabbisogno riabilitativo, offrendo la possibilità quasi immediata di trasferimento e di “presa in carico riabilitativa precoce”. Vorremmo poter garantire alle persone che risiedono nel nostro territorio e che necessitano di intervento riabilitativo (dopo un intervento chirurgico ortopedico o perché colpiti da patologia neurologica) una sistemazione presso la degenza riabilitativa in modo che nessuno sia costretto, almeno per la fase riabilitativa, a spostarsi in centri lontani da casa. A questo proposito si potrebbero progettare nuovi percorsi, indirizzando alcune persone verso il percorso riabilitativo ambulatoriale o verso il day hospital riabilitativo allo scopo di ampliare l’offerta di posti letto per chi ha effettivamente necessità di assistenza medica ed infermieristica nelle 24 ore. In altre realtà il miglioramento dell’appropriatezza dei ricoveri (cioè utilizzando il ricovero solo per chi effettivamente non è in grado di lasciare l’ospedale) ha dimostrato validità ed efficacia e tra l’altro, il rientro a casa è stato apprezzato da molti pazienti, soprattutto da quelli più giovani. 

Durante questi mesi sul nostro giornale abbiamo pubblicato ringraziamenti di alcuni pazienti davvero soddisfatti delle cure ricevute nel vostro reparto. Il grazie delle persone è sempre motivo di grande soddisfazione? Sì, questo è vero. Effettivamente siamo gratificati da queste testimonianze, ma siamo allo stesso tempo consapevoli del fatto che dobbiamo ancora migliorare la nostra offerta. Continueremo perciò a lavorare su alcuni aspetti organizzativi, sulla formazione di tutto il personale (in questi mesi abbiamo quasi terminato l’addestramento alle apparecchiature tecnologiche e robotiche) e su tutto quello che ha dimostrato in questo primo anno qualche criticità.