La scorsa settimana abbiamo pubblicato l’8º Rapporto Gimbe sul Servizio Sanitario Nazionale che descrive una situazione della sanità italiana non del tutto rosea: in sintesi i continui tagli alla sanità stanno minando il nostro sistema sanitario favorendo l’avanzare del privato nel settore. In particolare il rapporto snocciola una serie di dati poco invidiabili per quanto riguarda i medici e gli infermieri; i primi sono 5,4 ogni 1.000 abitanti (ben al di sopra della media Ocse di 3,9) ma si registra una continua fuga dal nostro sistema sanitario per la poca attrattività di alcune specialità e i compensi poco competitivi rispetto alla media Ocse. Per gli infermieri invece c’è una carenza cronica (6,5 ogni 1.000 abitanti, Italia fanalino di coda) con pochissimi nuovi ingressi.

A conferma di questi dati vi è il Documento programmatico di bilancio presentato ad inizio settimana dal ministro Giorgetti in base al quale nel prossimo triennio si perderanno 10.000 assunzioni tra medici ed infermieri; per il primo anno è confermato l’aumento di 2,4 miliardi di euro ma la sforbiciata arriva per gli anni successivi con una diminuzione da 3,5 miliardi a 2,6 ogni anno. Conseguenza inevitabile è che le assunzioni tra i medici scenderanno da 2.300 a 1.500 mentre gli infermieri da 9.700 a 5.000 con soli 20.000 professionisti della salute in pianta stabile a fine triennio anziché i 30.000 previsti. Vi sarà anche un taglio per la prevenzione di circa 700 milioni di euro il primo anno e di un miliardo nei successivi due (e nel frattempo un “regalo” da 700 milioni ai colossi farmaceutici grazie ad uno 0,5% in più del tetto di spesa). In questo quadro, però, a dimostrazione che ormai la politica non ha più il polso della realtà, le Asl locali stringono la cinghia per far quadrare i conti e garantire un minimo di assistenza. Ad inizio mese l’Asl Al ha deliberato una rimodulazione dei conti dei vari distretti per quanto riguarda l’assegnazione dei budget. Sono state infatti evidenziate alcune criticità. Per quanto riguarda i microinfusori e i sistemi di monitoraggio della glicemia la decisione di smaltire le scorte giacenti presso la Farmacia Territoriale (che da fine 2024 non si occupa più degli ordini ora di competenza dei distretti) ha determinato una sottostima per il 2025 della spesa effettiva da sostenere; la cause sono diverse, come l’introduzione a fine 2024 del nuovo Tariffario, l’aumento dei costi per la gare regionali, l’incremento dei pazienti diabetici e la conseguente crescita di prescrizione dei dispositivi e dei relativi canoni; sono aumentati anche i pazienti che necessitano di presidi per il recupero della funzionalità respiratoria e di quelli che necessitano di prodotti dietetici per nutrizione enterale e parenterale; i costi, e la domanda, di presidi prostatici sono aumentati; alcuni distretti come quello di Tortona non riescono a garantire il rimborso delle prestazioni Asl regionali, extraregionali e per ricoveri all’estero. Tutto questo comporta che “i conti presentano una capienza minima residuale che non consente di garantire la copertura dei restanti mesi del 2025” per cui per non causare interruzioni di fornitura di dispositivi medici si è deciso di formulare una richiesta integrativa di budget. In termini numerici il distretto Novi Ligure-Tortona, a fronte di un budget assegnato di 2 milioni 995.668 euro registra un fabbisogno di ulteriori 244.604 euro per coprire la previsione di fine anno di 3 milioni 240.273 euro; nello specifico 120 mila per l’acquisto di dispostivi medici, 92.200 per i canoni per dispositivi di assistenza integrativa e protesica, 21.000 per assistenza integrativa e 11.405 per prestazioni sanitarie di erogatori Asl regionali ed extraregionali. Il nostro distretto risulta il “più in salute” forse solo perchè il nostro ospedale, purtroppo, è depotenziato e “lavora meno” rispetto ad altri ospedali dell’Asl: il distretto Alessandria-Valenza, infatti, ha un fabbisogno di poco più di 1 milione e 702 mila euro, Acqui Terme-Ovada di 1 milione e 70.000 circa, Casale Monferrato di poco più di 826.000 euro. Soluzioni? Purtroppo le solite, a scapito dell’utenza. Nuove linee guida e protocolli per la prescrizione presidi vari, second opinion interna, verifica della coerenza tra prescrizione e indicazioni cliniche e valutazione delle effettive necessità ed uso corretto dei dispositivi, blocco di prescrizioni fuori standard rispetto ai tariffari, verifica del ciclo di vita dei dispositivi e loro sostituzione solo se necessaria, tracciabilità digitale del percorso prescrizione – autorizzazione – erogazione – collaudo, verifica puntuale dei deceduti e dei trasferiti per interrompere la fornitura, rispetto delle quantità prescritte dai piani terapeutici, analisi delle età degli utenti e verifica del numero di utenti fuori regione, oltre a strumenti di monitoraggio continuo delle prescrizioni e degli indicatori di spesa. Insomma una spending review generale che però ci porta ad un quesito: a prescindere dai fondi a disposizione, queste buone pratiche vengono applicate solo ora? Non dovrebbero essere la regola per una buona gestione? In conclusione la delibera dell’Asl dispone di assegnare provvisoriamente i 10/12 del budget con “riserva di verifica dell’andamento al 31 ottobre e al 30 novembre” per l’ulteriore valutazione dell’incremento mensile della disponibilità. Vedremo come andrà in questi mesi, critici per le malattie stagionali.
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