Il rapporto “Scacco matto alle rinnovabili” propone alcune “storie simbolo di blocchi alle rinnovabili”, che però “non prendono in esame nello specifico la qualità dei progetti… ma gli ostacoli che vengono posti a prescindere, mettendo in discussione il dialogo ma soprattutto la possibilità di analizzare in modo oggettivo la qualità [dei progetti stessi]”.

Una “storia“ è dedicata all’impianto “monte Giarolo”. Il rapporto nota con dispiacere che “le osservazioni inviate al Ministero… mettono in evidenza numerose criticità, molte delle quali si concentrano sulla presunta negligenza del proponente nel fornire documentazione completa, studi di impatto ambientale e misure di mitigazione sarebbero, quindi, non completi”. Se gli autori fossero minimamente scesi “nello specifico” avrebbero constatato che la negligenza del proponente non è affatto “presunta”: per due anni la società ha depositato documenti confusi e carenti – “non completi”, quindi – e ancora poco tempo fa ha ricevuto dal Ministero della cultura un ennesimo invito a colmare numerose lacune. Alcune righe sono dedicate al comportamento del nostro comitato: un esempio negativo, un ostacolo “al dialogo ma soprattutto alla possibilità di analizzare in modo oggettivo la qualità del progetto”. Avessero letto qualcuno dei nostri documenti o si fossero informati su come e in che modo si sono svolte le nostre iniziative pubbliche (magari chiedendo anche agli esponenti di Legambiente che erano presenti e che sono intervenuti) il loro giudizio sarebbe stato certamente più equilibrato. In vista del varo di una legge regionale sulle aree idonee e non idonee all’installazione di impianti per produrre energia rinnovabile, non ci resta che sperare che la posizione di Legambiente sia diversa e non si appiattisca in modo acritico sulla “linea” indifendibile e superficiale seguita dagli autori del rapporto.