La pagina di Castelnuovo Scrivia – Edizione del 25.4.25

La Via Crucis in piazza

Come si ricorderà, la Via Crucis del Venerdì Santo è sempre stata celebrata partendo dall’arco di via Roma per poi giungere in parrocchia.

Quest’anno, come ha spiegato don Paolo, per cercare di rendere questo momento di preghiera più raccolto, tutte le stazioni sono state allestite in piazza Vittorio Emanuele con il coinvolgimento e dando voce ai rappresentanti di tutta la comunità pastorale. La preghiera si è poi conclusa raggiungendo la parrocchiale dove don Paolo, prima di aver impartito la benedizione, ha ringraziato i presenti per la partecipazione.

(Foto Luigi Bloise)

Helenio Pasquali

Distribuzione pacchi alimentari

E’ stata avviata da alcuni anni ma in questo ultimo periodo viene intensificata, considerando anche le esigenze e le richieste: stiamo parlando della consegna di alimenti garantita da Novi Ligure al nostro paese per poi effettuare la distribuzione a circa una sessantina di famiglie che si trovano in particolari condizioni di difficoltà. Il servizio viene svolto dai volontari della Caritas parrocchiale con il prezioso supporto dei volontari della locale Protezione Civile. “Si tratta di un impegno che abbiamo deciso di assumerci – ci dicono – anche e soprattutto per venire incontro a una domanda che, in generale, non riguarda solo il nostro paese, è crescente. L’associazionismo e il volontariato crediamo debbano proprio intervenire in simili situazioni fatte ovviamente le giuste e doverose verifiche”.

Helenio Pasquali

Arrivederci Direttore

Sono trascorsi poco più di trent’anni da quando, era un pomeriggio di giugno, per la prima volta varcai la redazione di Sette Giorni. Ricordo ancora le parole del mio papà: “Se vuoi iniziare a scrivere qualcosa, vai in via Calcinara a Tortona e chiedi del Direttore Mauro Maruffo”. Così feci, senza sapere assolutamente dove potesse essere questa via Calcinara. Mi presentai e ad accogliermi ci furono la signora Carla (editrice e fin da subito sergente di ferro ma nel corso degli anni tanto affettuosa con me), il Direttore Mauro Maruffo e sua moglie, la signora Loredana, oltre ovviamente a una redazione super impegnata. Bando ai convenevoli e quel giorno, a distanza di poche ore, si consumava il mio battesimo sulla carta stampata: consiglio comunale a Isola Sant’Antonio, e pazienza se non conoscevo le dinamiche amministrative. Me la sarei dovuta cavare da solo. E questo me lo diceva sempre anche mio padre. A distanza di due giorni tornai in via Calcinara con un foglio ciclostilato, quasi come si facevano i temi a scuola e lo presentai al Direttore che mi disse: “Lo leggo e poi vediamo”. Da quel momento, Mauro per me è stato sempre il Direttore e dopo oltre trent’anni di collaborazione, di amicizia profonda, unita da tante passioni comuni, una su tutte l’Inter, sono contento di avergli sempre dato del “lei”, proprio come quel primo giorno di scuola. Non ho avuto la possibilità di conoscere il papà, Ezio, era mancato da pochi mesi, il giornalista amico di Enzo Biagi, che fece muovere i primi passi alla tipografia, a Sette Giorni, con una grande intuizione. E Mauro ha ereditato e sviluppato con grande passione, impegno e professionalità tutto ciò che il papà Ezio seppe avviare e consolidare negli anni. Certo, su alcune idee avevamo divergenze, ma la stima e la gratitudine nei suoi confronti alimenteranno sempre il mio cuore perchè Mauro mi ha aiutato a crescere, a maturare, mi ha insegnato cosa significa il dono della sintesi, e mi ha sempre ricordato quanto sia importante arrivare prima della notizia, e arrivarci fisicamente, non attraverso l’iphone o i social. Bisogna esserci e metterci sempre la faccia. E lui c’era sempre. Mi ha accompagnato nei momenti belli della vita, ricordo la sua soddisfazione per la mia laurea e proprio recentemente il suo entusiasmo e la sua vitalità vedendo la mia attività che si è ampliata. Mi ha sempre stimolato e incoraggiato: quando si lavora non bisogna mai guardare l’orologio e neppure chiedersi che giorno è. E poi sono capitati anche i momenti tristi della mia vita: Mauro c’è sempre stato. Oggi mi manca da morire quella voce al telefono, quei messaggi sul cellulare con scritto Direttore Maruffo, quello squillo alle 22 del mercoledì (per fortuna poche volte!): “Helenio, non riusciamo a chiudere. Mi serve più materiale”. E io, quasi timidamente, come quel primo giorno di scuola “ma Direttore, c’è un mucchio di roba”. Ma intanto sapevo di dovermi dare da fare e dopo poche ore “E’ tutto a posto”. Mauro è stato un grande Direttore, e Tortona e il Tortonese, ma non solo, glielo hanno riconosciuto. Se ancora ce ne fosse stato bisogno. Un grande esempio per tutta la redazione e per chi, negli anni, ha collaborato con lui. Ma Mauro è stato anche e soprattutto un grande figlio, un compagno di viaggio meraviglioso e un padre che ha saputo esserci sempre. E di questo, Loredana, Davide e Jacopo ne saranno sempre orgogliosi e fieri. Ah scusatemi, sarebbe stato anche un nonno divertente. Molto divertente! Arrivederci Direttore.

Helenio Pasquali

Il ricordo di nonna Irene

Cara nonna Irene, non servono grandi discorsi per descrivere com’è stata la tua vita, lo si vede da quanta gente è venuta a darti l’ultimo saluto per capire che tipo di donna eri. Una donna forte, sotto tutti i punti di vista. Forse tu non lo sai, ma il tuo nome in greco, significa “pace”. Certo non si può dire che tu fossi una persona tranquilla e poco agitata, ma sapevi perfettamente come infondere serenità nel cuore di chi ti stava intorno. La tua personalità prorompente ti ha portato a fare grandi cose nella vita, tutte quelle grandi avventure che ti piaceva raccontare ogni volta che venivamo a trovarti. Con la tua intelligenza innata, frutto non di studi accademici ma delle esperienze vissute, hai ispirato moltissime persone. Il lavoro è stato il perno della tua vita. Hai iniziato da molto giovane andando a fare la mondina, poichè nel tuo paese di montagna, il tuo amato Paògu, non c’erano altre prospettive. Dopo alcuni anni hai conosciuto Igino, il nonno, che la vita ti ha portato via troppo presto. Ma nonostante questo immenso dolore, non ti sei abbattuta, hai trovato la forza e la determinazione per andare avanti e sei riuscita a ritagliarti il tuo posto nel mondo a capo della nostra grande famiglia. E ci sei riuscita egregiamente. Hai costruito un’intera azienda da zero, partendo dalla casa vecchia della Sicchè, e facendo ciò, hai dato un futuro ai tuoi figli e ai tuoi nipoti. Ci sarebbe da scrivere un libro su tutte le cose che hai fatto, su tutte le persone che hai accolto con generosità e simpatia nella tua vita. Una volta diventata nonna, ti sei circondata di 5 nipoti a te carissimi, i quali non si dimenticheranno mai della classica frase ad ogni compleanno: “Ecco il regalino, con questo vai a prenderti il gelato”. Queste parole saranno sempre scolpite nella nostra mente e rimarrà per sempre anche il ricordo del tuo sorriso contagioso, da cui trapelava quell’affetto caloroso con il quale accoglievi tutti coloro che entravano a salutarti. Hai dedicato tutta la tua vita alla famiglia, senza mai arrenderti. Ora saremo noi a portare avanti i valori che tu ci hai insegnato. Dire grazie è poco per tutto quello che hai fatto per noi, adesso cerca di strappare un sorriso a tutti gli angeli che sono lì con te. Sarai sempre la nostra nonnina e adesso in cielo vedremo una stella in più brillare. Ciao nonna, ci mancherai tanto, sei e sarai per sempre la numero 1, Irene d’ra Sicchè.

Addio Carlenrica

E’ mancata Carlenrica Spantigati “storica” soprintendente ai beni artistici del Piemonte scomparsa il 14 aprile all’età di 76 anni. Così la ricorda Antonello Brunetti: “Dal 1995 ha guidato la Soprintendenza avviando lavori importanti dalla galleria Sabauda alla reggia di Venaria. La conobbi nel 1983 quando telefonai a Torino per segnalare gli stacchi di colore sulla tavola dell’Ultima Cena del Berri.

Il giorno dopo mi cercò per organizzare un sopralluogo nella parrocchiale. Il parroco tentò di allontanarla ma quando lei minacciò l’intervento dei carabinieri smise di affermare «Qui è casa mia e lei non può decidere su quanto contenuto in questa chiesa». Tre anni dopo al momento della riconsegna della tavola don Cerutti stese un velo su quello scontro violento ed ebbe parole di elogio per lei. Da allora la collaborazione fu intensa, capii come affrontare gli iter burocratici, conobbi restauratori di enorme competenza come Guido Nicola di Aramengo e si avviarono decine di restauri tra sculture, affreschi, quadri. In particolare ricordo i suoi sopralluoghi sui ponteggi della sale del castello dalle quali riemergevano dipinti inseriti dal 1390 al 1557. Tenne varie conferenze a cura della biblioteca soprattutto per la riscoperta dei Boxilio”.